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Questo articolo è stato pubblicato il 04 marzo 2014 alle ore 12:03.
L'ultima modifica è del 04 marzo 2014 alle ore 16:09.

È una Italia ancora drammaticamente in ritardo quella che emerge da un rapporto della Commissione europea pubblicata oggi e tutto dedicato alla capacità dei paesi di innovare. Secondo la relazione, il paese è tra gli innovatori moderati, insieme alla Grecia e all'Ungheria. Neppure a livello regionale l'Italia riesce a fare sensibilmente meglio. Le regioni più brave in questo campo sono tutte nel Nord - il Friuli, l'Emilia Romagna e il Piemonte.
Nel rapporto annuale della Commissione, i paesi dell'Unione sono divisi in quattro gruppi: i paesi leader (tra i quali c'è la Finlandia e la Germania), i paesi che tengono il passo (fra questi l'Austria e la Francia), i paesi innovatori moderati (che vede l'Italia in compagnia di stati dell'Europa orientale o meridionale), e i paesi in ritardo (tre in tutto: Bulgaria, Romania e Lettonia). "Le differenze sul piano della resa innovativa tra gli stati sono ancora considerevoli", avverte l'esecutivo comunitario.
Secondo Bruxelles, l'Europa nel suo complesso sta colmando il divario con gli Stati Uniti e il Giappone nel settore dell'innovazione, ma molto lentamente. Secondo un indicatore della Commissione, la resa innovativa dell'Europa è pari a 0,630. In cima alla classifica sono la Corea del Sud (0,740) e gli USA (0,736). Il grado di capacità di un paese a innovare viene misurato sulla base di 25 indicatori che spaziano dal numero di dottorati ai successi brevettuali, agli investimenti in ricerca e sviluppo.
Ha commentato il commissario all'industria Antonio Tajani: "Maggiori investimenti da parte delle imprese, una forte domanda di soluzioni innovative europee e la riduzione degli ostacoli che si frappongono all'applicazione commerciale delle innovazioni sono la chiave della crescita. Abbiamo bisogno di imprese maggiormente innovative e di un contesto favorevole alla crescita al fine di portare efficacemente le innovazioni sui mercati".
Ha aggiunto il commissario alla ricerca Máire Geoghegan-Quinn : "Con un bilancio di quasi 80 miliardi di euro per i prossimi sette anni, Orizzonte 2020, il nostro nuovo programma di ricerca, contribuirà a mantenere la spinta propulsiva". L'Italia ha risultati inferiori alla media per la maggior parte degli indicatori. I punti deboli sono nella bassa presenza di dottorandi extraeuropei e nelle poche imprese innovative che collaborano con altre. I punti di forza si osservano nelle co-pubblicazioni scientifiche internazionali.
Spiega la Commissione: "Un'analisi del periodo 2004-2010 indica che i risultati sul piano dell'innovazione sono migliorati nella maggior parte delle regioni europee (155 su 190). Per più della metà delle regioni (106) l'innovazione è progredita a un ritmo anche maggiore della media dell'UE. Nello stesso tempo la resa innovativa è peggiorata in 35 regioni ripartite in 15 paesi. Per quattro regioni la resa è addirittura calata bruscamente, superando mediamente all'anno il -10%".
L'Italia conta tre regioni che tengono il passo (Friuli, Piemonte ed Emilia Romagna). Tutte le altre - comprese la Lombardia, il Veneto o il Lazio - innovano solo moderatamente. I motivi di questo ritardo italiano sono economici, politici e culturali. Da un lato, l'enorme debito pubblico limita certamente il margine di manovra del bilancio pubblico negli investimenti in ricerca. Dall'altro, il clientelismo frena l'innovazione, preferendo la lealtà familistica alla capacità inventiva.
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