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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2014 alle ore 19:27.

Paolo MazzalaiPaolo Mazzalai

Trento e Bolzano spiegano l'autonomia alle altre regioni del Nord. Lo fanno «dal punto di vista il più possibile oggettivo e libero da giudizi: quello delle imprese, pienamente inserite in un contesto territoriali, ma per vocazione cittadine del mondo e slegate da logiche puramente locali» spiega il padrone di casa Paolo Mazzalai, presidente degli industriali trentini. Una giornata che ha scelto, come sede, un'industria – la Metalsistem di Rovereto, 200 milioni di fatturato e 500 dipendenti, produzione di strutture in acciaio per magazzini e logistica – in uno dei poli produttivi principali insieme a Bolzano di una regione che per caratteristiche geografiche non rende facile il lavoro. «Lo diciamo ai territori che ci sono vicini: non siamo privilegiati. Lavoriamo in un'area morfologicamente complessa, fra valli e montagne bellissime da vedere, ma dove tutto è più complicato: il 94% del suolo è coperto da aree boschive, agricole o protette, il 78% è oltre quota mille metri. Abbiamo investito in collegamenti e infrastrutture per ridurre l'handicap».
Ai colleghi in sala – venuti da Veneto (Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Verona, Vicenza), Friuli Venezia Giulia (Pordenone), Lombardia (Como, Cremona, Mantova), Emilia-Romagna e Valle d'Aosta – e al vicepresidente di Confindustria nazionale Aurelio Regina, Mazzalai offre uno spaccato del passato: «Nell'immediato Dopoguerra il nostro era un territorio rurale, basato su un'agricoltura di sussistenza che dava lavoro a quasi un abitante su due. Anche oggi abbiamo un settore primario, ma di nicchia, con produzioni di qualità, in 60 anni gli occupati sono passati dal 42% al 5% della popolazione. L'inverso è accaduto per l'industria, che nello stesso periodo ha accresciuto l'occupazione ma con un ritardo rispetto al resto del Paese. Il processo di industrializzazione in Trentino-Alto Adige è iniziato negli anni Sessanta, un decennio dopo quello che si è verificato nel resto del Nord Italia».

Uno sviluppo inizialmente legato alla realizzazione delle centrali idroelettriche del Dopoguerra, «che rappresentano uno degli asset più importanti che abbiamo ricevuto in eredità dalle generazioni che ci hanno preceduto. Poi sono arrivate le industrie manifatturiere, compresi i grandi gruppi nazionali e le multinazionali, che hanno portato tecnologia e competenze manageriali. Oggi abbiamo un'industria che dà un contributo al Pil locale in linea con il dato delle altre regioni del Nord», sottolinea Mazzalai. Eppure l'autonomia – il secondo statuto è del 1972 – è sotto attacco: «Il nostro modello è stato oggetto di attenzione da parte dei media, che spesso ne hanno anche travisato il significato. La crisi è arrivata anche qui. Dal 2000 il nostro Pil procapite è diminuito del 7%, contro una media nazionale del 5%».
Autonomia oggi, sottolinea Mazzalai, «non significa certo risorse finanziarie illimitate». Quello che resta è la capacità, data anche dall'essere regione di confine, di cogliere il meglio dalle best practice europee: «In un momento storico in cui l'Italia intera è al palo, la disinformazione non aiuta a produrre ricchezza – commenta Stefan Pan, alla guida degli industriali di Bolzano – A cominciare da una buona gestione delle risorse, e dalla capacità di fare rete. Un esempio? la collaborazione fra le università di Trento, Bolzano e Innsbruck».

A chi viene dalle regioni a statuto ordinario, la proposta del Trentino-AA è una alleanza: «Ci piacerebbe che oggi da Rovereto partisse un progetto in grado di estendersi al resto del Nord Italia. Vi abbiamo chiamati per parlarvi della nostra autonomia perché siamo convinti che questa nostra esperienza vada condivisa con le regioni a noi vicine. Siamo convinti che la direzione verso cui tendere sia quella di un progressivo decentramento delle competenze a livello regionale. Soprattutto per quegli ambiti caratterizzati da forti specificità locali, come il settore produttivo. Perché siamo anche convinti che sia possibile conciliare l'autonomia nella gestione delle risorse con i principi di compartecipazione al risanamento del bilancio statale e con quelli di solidarietà nei confronti delle regioni svantaggiate. In Italia si è parlato tanto - e a sproposito - di federalismo, di secessione, di contrapposizione tra Nord e Sud della penisola. Non sono temi che interessano le nostre imprese. La nostra parola d'ordine, piuttosto, è sussidiarietà».

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