Nord e Sud, precari e garantiti, giovani e anziani: ecco le Italie del lavoro che Renzi non può ignorare
Due, tre, molte Italie. Su prospettive, fiducia nel futuro e soluzioni per creare occupazione nello Stivale prevale un quadro complessivamente negativo, segnato da profonde fratture rispetto all'età, alla condizione contrattuale e all'area di residenza. Ne danno conto, nitidamente, le elaborazioni della divisione Public Affairs di GPF sulla base dei dati rilevati dal Monitor 3SC, programma di ricerca che da 30 anni interpreta le trasformazioni sociali e di consumo della società italiana. Si tratta di un ulteriore allarme su una situazione di grave disagio, ma anche di spunti utili per i prossimi tentativi di trasformazione del mondo del lavoro in Italia. A partire dal Jobs Act, annunciato per la prossima settimana dal neo presidente del Consiglio Matteo Renzi.
di Alberto Annicchiarico e Marco Cacciotto
6. Verso il Jobs Act / Al Centro (e al Sud) i garantiti fanno muro

La richiesta di libertà imprenditoriale assume aspetti di grande interesse se vista rispetto al tipo di contratto e all'area territoriale. In generale i maggiormente garantiti, vale a dire i lavoratori con un contratto a tempo indeterminato, sono i meno propensi a dare alle imprese maggiore libertà di licenziare, ma il dato è particolarmente significativo al Centro, con il 64,4% contrario, e al Sud, con il 57,1%.
Le percentuali si invertono per gli autonomi e i possessori di contratto a tempo determinato che sono generalmente favorevoli a dare maggiore libertà alle imprese (solo al Sud la percentuale è leggermente sotto il 50%). Il dato al Nord Est raggiunge il 66,1%: pur se in crisi occupazionale la soluzione per i cittadini di quest'area caratterizzata dalla presenza di tante micro imprese, è legata a una maggiore flessibilità e dinamicità del mercato del lavoro.
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