Nord e Sud, precari e garantiti, giovani e anziani: ecco le Italie del lavoro che Renzi non può ignorare
Due, tre, molte Italie. Su prospettive, fiducia nel futuro e soluzioni per creare occupazione nello Stivale prevale un quadro complessivamente negativo, segnato da profonde fratture rispetto all'età, alla condizione contrattuale e all'area di residenza. Ne danno conto, nitidamente, le elaborazioni della divisione Public Affairs di GPF sulla base dei dati rilevati dal Monitor 3SC, programma di ricerca che da 30 anni interpreta le trasformazioni sociali e di consumo della società italiana. Si tratta di un ulteriore allarme su una situazione di grave disagio, ma anche di spunti utili per i prossimi tentativi di trasformazione del mondo del lavoro in Italia. A partire dal Jobs Act, annunciato per la prossima settimana dal neo presidente del Consiglio Matteo Renzi.
di Alberto Annicchiarico e Marco Cacciotto
1. Verso il Jobs Act / Più giovani, ma molto più preoccupati
È un'Italia spaccata in due, quella con cui ha avrà che fare il progetto Jobs Act, la riforma del lavoro che il neo premier Matteo Renzi ha detto di volere presentare mercoledì prossimo. Il Paese è diviso fra ansie e aspettative di più giovani e meno giovani, fra Nord e Sud e tra garantiti e precari. Il dramma di una società lacerata appare subito chiaro in questa prima "fotografia" scattata dall'indagine Gpf sulla condizione lavorativa degli italiani.
La maggioranza dei lavoratori over 45 ritiene si ritiene in una fase positiva in relazione alla situazione lavorativa e occupazionale. Si collocano infatti tra il 55,7% e il 57,4% coloro che al di sopra dei 45 anni, divisi in tre fasce, giudicano la propria vita "stabile e tranquilla" o "abbastanza stabile ma con qualche preoccupazione per il futuro".
La situazione cambia radicalmente per le fasce di età al di sotto dei 45 anni. Per i compresi tra i 35 e i 44 anni la percentuale di "tranquillità" scende al 45,9%, non supera il 40 per i 25-34enni e addirittura si ferma al 31,3 per i più giovani, i compresi nella fascia 18-24 anni. Quindi, oltre due giovani lavoratori su tre ritengono la propria vita "poco stabile e piena di preoccupazione" o "assolutamente precaria, senza alcuna certezza" per il futuro.
Se la priorità non può che essere il lavoro, i dati sulla disoccupazione e sulla nuova emigrazione verso l'estero dei neo laureati rappresentano una vera emergenza: servono opportunità di ingresso nel mondo del lavoro e una iniezione di fiducia che permetta di affrontare il futuro con maggiori prospettive.
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