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Questo articolo è stato pubblicato il 07 marzo 2014 alle ore 10:21.
L'ultima modifica è del 07 marzo 2014 alle ore 10:22.

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L'Umbria regione leader nella produzione dell'olio, in controtendenza rispetto all'andamento nazionale. Mentre in Italia il comparto, con un giro d'affari di quasi 5 miliardi (10% in Umbria) e 158 società di capitali (di cui 10 umbre) è in perdita per oltre 27 milioni, nella regione il settore registra un utile di oltre 6 milioni di euro. Quanto emerge dall'analisi del Centro studi economico e finanziario Esg89 che, per Il Sole 24 Ore – Impresa & Territori, ha analizzato il mercato delle top aziende locali con un fatturato che supera il milione di euro.

"Il mercato dei maggiori oleifici locali – spiega Giovanni Giorgetti, Ceo Esg89 - registra un fatturato di circa 470 milioni di euro e un utile complessivo di oltre 6 milioni, mentre a livello nazionale il dato della redditività complessiva del comparto risulta ampiamente negativo. L'Umbria si presenta quindi come regione leader nella produzione dell'olio, anche per la presenza tradizionale dei suoi piccoli frantoi. Le capacità produttive dei top player, inoltre, sono il risultato di ottime politiche di innovazione di prodotto e di marketing, pur rappresentando meno del 10% del totale del comparto nazionale".
L'Umbria per numero di aziende si attesta al quinto posto a livello nazionale, insieme alla Campania, subito dopo Puglia (58 società), Toscana (19) e Lazio (12). Su 10 compagini che compongono il campione analizzato, solo una di queste chiude in perdita. Ottime le performances di Monini Spa (115.164.000 euro fatturato) e Costa D'oro Spa (86.263.436 euro di fatturato) che chiudono rispettivamente con 3.945.000 euro (al top per utile in Umbria) e 1.165.975 euro di utile netto.

"L'azienda è sana – spiega Maria Flora Monini, direzione immagine, comunicazione e relazioni esterne Monini Spa – e questo è un punto importante in un momento congiunturale di questa portata, anche se i consumi sono in diminuzione e i volumi di conseguenza. L'Umbria rispetto alle altre regioni d'Italia ha sicuramente delle difficoltà, ma anche dei punti a favore perché è una regione piccola e, come tutte le piccole realtà, è più facilmente gestibile. Infatti le nostre industrie non sono colossi, seppur aziende importanti sono contenute, quasi familiari".

Monini Spa esporta un 70-75% in Italia e il restante 25-30% all'estero. "Lo zoccolo duro del nostro prodotto è il nazionale. All'estero ci sono mercati in espansione, anche se la cultura alimentare è diversa rispetto alla nostra. Esportiamo in Russia, Polonia, Svizzera, Stati Uniti, Giappone e Francia. Si stanno aprendo prospettive anche in Cina e Brasile". Che cosa pensa sia importante fare per tutelare il settore e il made in Italy? Credo che sia importante che ci sia coesione tra produzione e industria, mentre in Italia il comparto risulta molto frammentato, cosa che invece non accade ad esempio in Spagna, che attualmente è diventata una grande forza.

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