Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2014 alle ore 14:05.
L'ultima modifica è del 19 marzo 2014 alle ore 18:41.

My24

Una filiera ben organizzata e integrata dal campo alla tavola che salda tutti gli anelli fino alla ristorazione. Porta il marchio dell'Agromafia Spa. La criminalità ha infatti allungato i suoi affari nell'agroalimentare e nel 2013 ha realizzato un fatturato di 14 miliardi cresciuto del 12% negli ultimi due anni che si aggiunge al business dell'italian sounding valutato in oltre 60 miliardi. Un attacco alla legalità che mina l'economia agricola a causa della la concorrenza sleale e mette a rischio la sicurezza e la salute dei cittadini. L'allarme è stato lanciato oggi dalla Coldiretti che ha costituito l'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare, una Fondazione presieduta dal presidente dell'organizzazione Roberto Moncalvo.

Caselli a capo del comitato scientifico del nuovo Osservatorio
Il cuore della nuova struttura, finalizzata smascherare i comportamenti in contrasto con la legalità, è il comitato scientifico guidato da Giancarlo Caselli. L'agromafia ha fatto un salto di qualità affiancando agli antichi reati, dall'abigeato al furto di prodotti sulla pianta fino allo sfruttamento dei lavoratori, nuove forme di malaffare.

Il marchio "Mafia" sui prodotti spacciati per italiani
Ma si sta andando oltre e addirittura della «mafia» si è fatto un brend. La Coldiretti ha scovato in Europa prodotti «tricolore» contrassegnati da marchi che evocano Cosa nostra. Si va dalla SaucceMaffia in vendita a Bruxelles, al limoncello «Don Corleone». Una offerta degli orrori mentre spopolano i ristoranti e le pizzerie «Cosa Nostra» e «Mafia». Un modo quasi per sdoganare la criminalità, mentre, da uno studio realizzato dalla Coldiretti emerge che il 60% dei disoccupati sarebbe disposto ad accettare un lavoro in odore di illegalità. Un italiano su cinque, sempre secondo l'analisi, non avrebbe problemi a recarsi in pizzerie, bar, ristoranti e supermarket gestiti dalla criminalità organizzata. Ed è anche minoritario il numero di cittadini che sarebbe disposto a pagare il 20% in più per un prodotto alimentare ottenuto da aziende agricole confiscate alla mafia.

Triplicate le frodi alimentari
Allarma poi la diffusione capillare e l'evoluzione dei fenomeni malavitosi nei campi.
Sono infatti triplicate le frodi alimentari, mentre – ha denunciato la Coldiretti – il falso made in Italy riesce a essere mimetizzato bene tra i prodotti italiani. «Dall'attacco alle agromafie – ha detto Moncalvo – si potrebbe realizzare la metà di quanto previsto con la spending review». La Coldiretti ha messo sul tavolo le sue proposte per prevenire i nuovi reati. E la prima richiesta è di accelerare le norme sull'etichettatura super trasparente ferme in Parlamento. E poi ancora la Coldiretti ha chiesto di smantellare la circolare del ministero della Sanità che ha «secretato» le importazioni e che non consente così di verificare i prodotti agricoli che passano le frontiere.

Martina pronto a riaprire la questione etichetta
Sull'etichetta il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, ha ricordato che si tratta di un tema molto delicato che il ministero intende comunque riaprire. Come è noto il decreto prevede che si operi filiera per filiera. Il ministro ha anche assicurato stretta vigilanza sull'utilizzo di sostantivi come mafia, padrino ecc per i prodotti venduti in Italia e nel mondo «perchè si tratta veramente di una cosa inaccettabile» e soprattutto semplificazione perchè nell'eccesso di burocrazia si nasconde l'illegalità. «Più appesantiamo con burocrazia e meccanismi tortuosi chi vuole fare imprese, – ha detto – più il rischio di vedere attività irregolari è elevato».E per sostenere l'occupazione legale Martina ha anche annunciato che nel Job Act ci sarà un pacchetto di misure tarate sul lavoro agricolo.

Orlando: più qualità e no agli Ogm
Il ministro della Giustizia Andrea Orlano ha sostenuto che è necessario legare una politica di contrasto al fenomeno della illegalità con il no agli Ogm: «Al nostro paese - ha sostenuto - non conviene lo sviluppo di produzioni di bassa qualità. La ricerca non deve avere limiti se non quegli etici, ma aldilà dei dubbi su alcune tecnologie, noi dobbiamo domandarci se abbiamo interesse ad una crescita solo quantitativa o dobbiamo piuttosto sostenere la crescita qualitativa».

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi