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Questo articolo è stato pubblicato il 24 marzo 2014 alle ore 19:17.

Il pomodoro italiano si coltiva con i droni. E con il Gps. Il progetto sperimentale vede coinvolto il Consorzio Casalasco del pomodoro - cooperativa con 300 aziende padane che conferiscono 350mila tonnellate di pomodoro a 4 stabilimenti. Per il 2012 l'azienda ha dichiarato un fatturato di 220 milioni di euro – e il Consorzio Interregionale Ortofrutticoli (Cio).
La ricerca, in atto ormai da più di due anni, coinvolge diverse delle aziende agricole associate dislocate tra le province di Piacenza, Parma e Cremona e si basa sull'utilizzo di droni, vale a dire dispositivi ad elica telecomandati senza pilota in grado di volare fino ad un'altezza massima di 150 metri. All'iniziativa è stato dato il nome di "Pomì in quota" (Pomì è il marchio con il quale il Consorzio Casalasco commercializza i prodotti della lavorazione del pomodoro).
Grazie a questa tecnologie, gli ettari di colture vengono monitorati dall'alto con speciali fotocamere che consentono ai produttori e agli agronomi di tenere sotto controllo gli appezzamenti attraverso rilevazioni aeree che evidenziano le disomogeneità del suolo in termini di sviluppo vegetativo delle colture, di dotazioni idriche e nutritive. In pratica, con le fotografie a diverse lunghezze d'onda sio può stabilire dove sia necessaria una maggiore o minore quantità d'acqua, piuttostoche sostante nutritive.

A completare il progetto del pomodoro hi-tech, c'è l'impiego di macchine operatrici su terra dotate di strumentazione Gps che lavorano "orientate" dalla mappe di prescrizione realizzate grazie alle immagine rilevate dai droni. Questo incrocio di dati, attraverso il controllo elettronico, consente una distribuzione mirata e corretta dell'irrigazione e delle sostanze nutritive.
«Il nostro obiettivo, insieme a Cio, – dichiara Costantino Vaia, direttore generale del Consorzio Casalasco del Pomodoro e amministratore delegato di Cio - è di rendere la coltivazione del pomodoro sempre più sostenibile. Se i risultati di questa prima fase del progetto confermeranno le nostre aspettative, nei prossimi anni prevediamo di applicare "Pomì in Quota", insieme alle tecnologie d'avanguardia già in uso in agricoltura di precisione e sviluppata, nella maggior parte delle aziende agricole associate fino a coprire interamente il nostro territorio di competenza».

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