Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2014 alle ore 13:55.
L'ultima modifica è del 25 marzo 2014 alle ore 13:59.

My24

Assoluzione per Domenico Dolce e Stefano Gabbana, e per tutti gli altri imputati, dall'accusa di evasione fiscale «perche' il fatto non sussiste». E' quanto ha chiesto il sostituto procuratore generale Gaetano Santamaria al processo di appello che si e' aperto oggi a Milano contro i due stilisti, condannati in primo grado a un anno e otto mesi di reclusione per omessa dichiarazione fiscale.

Secondo il pg, il vero punto delle accuse ai due stilisti e' quello della presunta esterovestizione della societa' lussemburghese Gado, alla quale Dolce e Gabbana hanno venduto i propri marchi, esterovestizione che avrebbe fatto scattare l'accusa di omessa dichiarazione dei redditi in base all'articolo 5 della legge 74 del 2000. Ma secondo il pg - che ribalta le accuse della Procura - l'esterovestizione non ci sarebbe stata e Dolce e Gabbana avrebbero comunque pagato le tasse in Lussemburgo e in Italia oltre a una somma di 40 milioni alla giustizia tributaria. «Come cittadino italiano potrei essere indispettito dalla scelta di vendere i marchi a una societa' lussemburghese ma come operatore della legge devo spogliarmi da ogni pregiudizio».

A sostegno della richiesta di assoluzione, il pg ha citato la legislazione europea sul libero stabilimento dell'iniziativa imprenditoriale e la sentenza Halifax del 2008. Secondo il pg, la scelta del Lussemburgo era dettata dal fatto che il gruppo Dolce & Gabbana era in piena espansione nel 2005, pensava alla quotazione in borsa e i marchi (che all'epoca erano controllati fisicamente dai due stilisti) dovevano essere portati nel perimetro della societa'. Si decise allora di costituire la Gado in Lussemburgo perche' il paese possiede un ordinamento fiscale capace di attrarre capitali, ha una borsa vivace, ha firmato numerosi trattati bilaterali sulla doppia imposizione e offre benefici fiscali. «Ma l'ottimizzazione del regime impositivo - ha sostenuto il pg - e' lecita in base all'ordinamento comunitario. Tutte queste - ha aggiunto - mi sembrano ragioni ottime, concrete e non di fantasia».
Una condanna penale - ha concluso Santamaria - «e' in contrasto con il buon senso».

La vicenda
Dolce e Gabbana sono stati condannati in primo grado il 19 giugno 2013 a un anno e otto mesi di reclusione, con la sospensione condizionale della pena, per la presunta evasione fiscale di 200 milioni di euro. Alla stessa pena e' stato condannato anche il commercialista dei due stilisti, Luciano Patelli, mentre altri tre manager del gruppo (Cristiana Ruella, Giuseppe Minoni e Alfonso Dolce, fratello di Domenico) sono stati condannati a un anno e quattro mesi. E' invece stata assolta la manager belga Antoine Noella. A tutti sono state riconosciute le attenuanti generiche e il beneficio della sospensione della pena.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi