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Questo articolo è stato pubblicato il 26 marzo 2014 alle ore 18:44.

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(Corbis)(Corbis)

Il Friuli Venezia Giulia è l'unica regione italiana ad aver introdotto una moratoria alla semina di Ogm. Il Consiglio regionale ha approvato la legge d'iniziativa della Giunta che detta regole «di carattere urgente e temporaneo»; lo stop durerà 12 mesi e si propone di impedire la prossima semina anche nel caso in cui alcuni imprenditori agricoli del Friuli Venezia Giulia dovessero vincere il ricorso, presentato al Tribunale amministrativo regionale del Lazio e in discussione il 9 aprile prossimo, contro il decreto interministeriale che ha vietato a tutto il 2014 la coltivazione in Italia del mais Ogm "Mon810".

Il voto arriva dopo che la presidente Debora Serracchani aveva definito «il Friuli Venezia Giulia prima regione sotto l'attacco degli Ogm: per questo chiediamo al Governo di fare la sua parte e di colmare le lacune attualmente presenti nella normativa nazionale, introducendo apposite norme sanzionatorie che impediscano effettivamente le coltivazioni». L'Italia, nel frattempo, è stata oggetto dell'apertura di una procedura di infrazione della Commissione europea in materia di legislazione sulle colture geneticamente modificate.

Un argomento che, a Nordest, si dibatte ormai dal 2010, quando l'agricoltore Giorgio Fidenato seminò alcuni campi di proprietà sfidando il vuoto normativo: dalla sua parte oggi c'è un'ordinanza favorevole della Commissione europea, e una assoluzione decisa dal tribunale di Pordenone.

Il ricorso al tribunale amministrativo ora punta ai ministeri della Salute e delle Politiche agricole, e chiede l'annullamento del decreto interministeriale del 12 luglio 2013: quello al quale manca la parte sanzionatoria, e che ha reso impossibile alla regione intervenire per vietare la trebbiatura. Dal fronte pro Ogm, che vede schierato anche qualche sindaco, Futuragra sottolinea che «il settore attraversa una crisi senza precedenti e per tutta risposta la politica decide di mettere i bastoni tra le ruote all'innovazione e al miglioramento produttivo ed economico, condannando le imprese agricole italiane a non poter accedere a tecnologie che permetterebbero rese migliori e prodotti più sani per la salute e per l'ambiente».

Critiche sono arrivate anche da Confagricoltura Fvg: «In realtà – osserva il presidente Claudio Cressati – gli alimenti con prodotti Ogm sono già sulle nostre tavole. Con grande ipocrisia e contraddizione, però, agli agricoltori friulani non sarà consentito coltivarli, ma potranno continuare a comprarli (legalmente) acquistando cereali e soia d'importazione utilizzati nei mangimi. In ogni caso la strada del no ogm non è senza costi per i cittadini e le imprese che vivono e operano qui».

Per la Regione, «l'obiettivo è tutelare un modello di agricoltura basato su una pluralità di produzioni di alta qualità. Non si mette in discussione il principio della coesistenza sancito dall'Unione europea, ma si dimostra con evidenza scientifica che in una regione come il Friuli Venezia Giulia, per la frammentazione della proprietà, la convivenza fra coltivazioni Ogm e coltivazioni naturali e biologiche risulta impraticabile».

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