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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2014 alle ore 06:37.

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Tre perizie-fotocopia per tre casi diversi soltanto in apparenza, la centrale Enel di Porto Tolle, la centrale Tirreno Power di Vado Ligure e l'acciaieria Ilva di Taranto. Le accuse si sono basate su studi uguali e su un assunto convergente.
Gli studi sono uguali: vengono studiati i licheni, vegetali sensibili all'inquinamento dell'aria, e vengono censite le malattie e la mortalità nella zona attorno all'impianto. L'assunto cui arrivano le tre Procure di Rovigo, Savona e Taranto è identico: tutti i casi di persone che si sono ammalate o sono morte sono attribuiti esclusivamente a quell'unica attività messa sotto accusa.
Lunedì è toccato all'Enel, centrale di Porto Tolle. Sono stati condannati due amministratori delegati del passato, Franco Tatò e Paolo Scaroni (si veda Il Sole 24 Ore di ieri). La centrale è stata accusata dalla consulenza tecnica chiesta dalla Procura di avere seminato strage fra i cittadini. È rimasta spenta anni, e quando funzionava i suoi fumi erano in regola con la legge; unica eccezione una deroga ai limiti di emissione imposta una decina d'anni fa quando la prima delle ricorrenti crisi ucraine lasciò senza metano le centrali a gas e il Governo costrinse a riaccendere e mandare a tutta manetta le vecchie centrali a olio combustibile per non far mancare la luce agli italiani.
A Vado Ligure (Savona) la centrale elettrica della Tirreno Power è stata spenta tre settimane fa ma la qualità dell'aria non è migliorata, secondo le rilevazioni dell'Arpa Liguria. Eppure la consulenza tecnica di esperti nominati dalla pubblica accusa dice che l'impianto con le sue emissioni ha seminato strage fra la popolazione.
A Taranto l'Ilva è sotto processo con l'accusa di avere fatto una strage nella popolazione, come si evince da una perizia condotta da consulenti tecnici nominati dalla Procura: eppure a Taranto la mortalità e il numero di malattie sono nella media italiana e sono in calo da anni, la qualità dell'aria rilevata dalle centraline dell'Arpa Puglia è tra le migliori d'Italia, mentre lo studio del Progetto Sentieri dell'Istituto superiore di sanità rileva come la patologia che a Taranto diverge dalla media italiana è una particolare forma di tumore alla pleura collegato senza equivoci a decenni di uso generoso dell'amianto per le coibentazioni navali nell'Arsenale della Marina militare.
È sufficiente il caso di Vado Ligure. Sono stati misurati malattie e morti dei 23 comuni della costa ligure dove la maggior parte della popolazione non è censita perché sono le centinaia di migliaia di villeggianti – soprattutto anziani – che vengono a svernare per respirare l'aria fine della Riviera. Le indagini e lo studio epidemiologico della procura si basano soprattutto sull'anidride solforosa. Le rilevazioni dell'Arpa Liguria per la zona di Savona dicono che ci sono medie tra 15 e 19 microgrammi per ogni metro cubo d'aria. I consulenti della Procura dicono che la centrale a carbone Tirreno Power contribuisce verso la parte più esposta della popolazione residente per una quota fra 0,74 e 3 microgrammi. La legge dice che il valore limite per la tutela della salute e dell'ambiente non deve superare i 350 microgrammi l'ora, i 125 di media al giorno e che l'allarme sulla salute scatta quando nell'aria ci sono 500 microgrammi di anidride solforosa nell'aria. In altre parole, la centrale di Vado Ligure inquina – e questo è purtroppo incontestabile – ma secondo le osservazioni dei periti dell'accusa la centrale inquina l'aria fra le 40 e le 150 volte meno di quanto impongano le leggi.
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