Competitivi non si nasce, si diventa. Ecco cinque regole d'oro che le aziende italiane devono applicare se non vogliono scomparire
L'Italia è tra i primi dieci paesi esportatori al mondo ma è fanalino di coda nella classifica dei paesi manifatturieri in termini di competitività: ottava nella top ten e solo diciannovesima fra i primi 25, che rappresentano il 90% del Pil mondiale. Paghiamo a caro prezzo la bolletta energetica più salata del mondo e la caduta della produttività negli ultimi 10 anni. Come se ne esce? Ecco la ricetta in cinque punti di Boston Consulting Group
di Alberto Annicchiarico
1. Italia, competitivi si diventa: ecco 5 regole d'oro / La situazione
In principio era la Cina. Nessuno dei primi 25 Paesi esportatori del mondo fino a qualche anno fa poteva sognarsi di gareggiare con Pechino sul piano della competitività nella manifattura. Eppure oggi gli Stati Uniti, basandosi su salari moderati, moneta stabile e costi dell'energia bassi, sono l'astro nascente e si preparano a tenere il passo per molti anni a venire. Astro nascente è anche il Messico, che sta diventando più competitivo della Cina stessa. Fatto 100 il valore di riferimento degli Usa nel nel Manifacturing cost Index di Boston Consulting Group la Cina è sempre prima ma ormai alla portata, a quota 96. Il Brasile, Paese ospitante degli imminenti Mondiali di calcio, è invece tra le economie più appesantite dai maggiori costi di produzione (+25 punti, da 97 a 123). Sull'altra sponda dell'Atlantico, in Europa, il Regno Unito (da 107 a 109) è il posto più conveniente per produrre, nonostante un leggero declino nell'ultimo decennio e grazie soprattutto alla moderazione salariale. Peggio hanno fatto Francia e, ancora di più, l'Italia, che ha perso 10 punti (da 112 a 123). E che nel 2018 potrebbe vedere peggiorare ancora la situazione salendo a 128: se non invertiremo la rotta, quindi, da noi produrre costerà il 30% in più che negli Usa.
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