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Questo articolo è stato pubblicato il 26 maggio 2014 alle ore 19:05.
L'ultima modifica è del 26 maggio 2014 alle ore 19:12.

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Il messaggio è chiaro: ciò che si investe in efficienza ha prodotto e produce assai di più di quello che abbiamo malamente investito finanziando istallazioni speculative che oltretutto, come stranoto, hanno sostenuto prevalentemente l'import di apparati costruiti all'estero senza promuovere la creazione di una filiera industriale nazionale. Ignorando nel frattempo che "il driver fondamentale per conseguire una decarbonizzazione virtuosa coerente con una crescita dell'economia, è il miglioramento dell'efficienza energetica in cui la riduzione dei consumi di energia sia espressione di aumento di competitività e ricchezze non di crisi impoverimento".
Guai, si affrettano a precisare gli amici della terra, a frenare l'impegno sulle energie rinnovabili. Ma serve una drastica correzione di rotta ridefinendo – insistono - quel che più conveniente e quel che invece disperde risorse. Occorre dunque concentrare al massimo lo sforzo per sostenere un obiettivo delle rinnovabili termiche del 35% al 2030 rispetto al 14,5% di oggi. E la strada giusta potrebbe essere quella di una combinazione tra incentivi, regolazione e riqualificazione energetica degli edifici . Nel frattempo ho serve una "cessazione immediata degli incentivi per i grandi impianti eolici e per gli impianti di sola produzione di elettricità ai fini commerciali".
Tassare le extra-rendite
Ed ecco la proposta rovente, destinata a raccogliere non poche critiche. Bisogna introdurre – chiedono gli Amici della terra - una "tassazione delle rendite di cui hanno beneficiato gli impianti di produzione di rinnovabili elettriche realizzati nell'ultimo decennio". Una misura che potrebbe dare un "possibile gettito nell'ordine minimo di 1 miliardo all'anno ", da destinare proprio "al rafforzamento degli strumenti di incentivazione per la promozione dell'efficienza energetica".
I risultati più consistenti in rapporto alle risorse da mobilitare potranno venire, secondo l'associazione ambientalista, dal settore residenziale. "Effettuando gli interventi di riqualificazione energetica sul 4,5% all'anno degli edifici costruiti prima del 1991 è possibile raggiungere un risparmio di circa 8,7 megatep rispetto ai consumi del 2010 (31,67 Mtep)". Gli interventi e gli incentivi degli anni passati? Giusti, ma bisogna accelerare. Rendendo innanzitutto "permanenti le detrazioni fiscali per la riqualificazione edilizia e il risparmio energetico almeno fino al 2030" distribuendo la detrazione "in un numero di rate annuali più basso rispetto agli attuali 10 anni". Le famiglie sicuramente gradiranno.

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