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Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2014 alle ore 16:54.
L'ultima modifica è del 30 maggio 2014 alle ore 16:57.

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GENOVA - La destinazione finale di Costa Concordia sarà il porto di Genova, non la Turchia. Il crisma dell'ufficialità arriverà solo nei prossimi giorni ma, a quanto risulta al Sole 24 Ore, la decisione ormai è presa. A stabilire il destino del relitto, da due anni e quattro mesi semiaffondato di fronte all'isola del Giglio, una riunione tenutasi mercoledì pomeriggio nel capoluogo ligure, presso il palazzo di Costa Crociere. Durante il meeting è stata anche indicata la data in cui la nave verrà rimessa in galleggiamento, per essere rimorchiata verso lo scalo della Lanterna: il 20 luglio.

L'operazione sarà condotta sotto l'egida di Titan Micoperi, che ha già guidato con successo il parbuckling (cioè il raddrizzamento) dello scafo. In queste ore, intanto, il gruppo Costa, insieme a legali e assicuratori, sta lavorando all'ultimo tassello del progetto, ossia la sottoscrizione del contratto, che comunque non dovrebbe presentare problemi insormontabili, che affiderà ai gruppi San Giorgio, Mariotti e Saipem, in collaborazione con l'Autorità portuale di Genova, il processo di smantellamento del relitto. Servirà poi un passaggio in Conferenza dei servizi, prevista per il 16 giugno, per arrivare all'annuncio ufficiale della scelta di Genova, che sarà dato dal governo insieme al capo della protezione civile, nonché commissario per l'emergenza Concordia, Franco Gabrielli.

Alla riunione decisiva del 28 maggio hanno partecipato, oltre ai vertici di Costa, il numero uno di Titan, Todd Busch, il responsabile del parbuckling di Concordia, Nick Sloane, i rappresentanti del club Standard (l'assicurazione P&I - protection and indemnity - che copre, tra l'altro, i danni all'equipaggio e ai passeggeri) e quelli di Royal Sun Alliance (che assicura corpo e macchine).
Come si è accennato, il giorno indicato per l'operazione di rigalleggiamento è il 20 luglio, data che potrebbe però subire qualche rinvio per maltempo o per altre ragioni tecniche. Risulta, perciò, tramontata l'ipotesi di trasferire la nave in Turchia e anche quella di caricarla, a quello scopo, sulla nave semisommergibile Vanguard.

La decisione di scegliere il porto di Genova soddisfa la volontà di Costa Crociere ma anche (e soprattutto) quella del Governo di eseguire in Italia la demolizione e lo smaltimento del relitto, rispettando con scrupolo le regole europee di tutela dell'ambiente (non altrettanto garantite in Turchia) e generando, al contempo, lavoro sul territorio nazionale. Non è un caso che sia il premier Matteo Renzi, sia il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi, abbiano a più riprese chiarito che avrebbero fortemente gradito una scelta italiana, da parte dei soggetti (privati) ai quali toccava la decisione finale.

Genova, d'altra parte, aveva presentato il progetto migliore per lo smantellamento. Con il vantaggio di avere una struttura portuale in grado di accogliere il relitto senza modifiche di rilievo, a differenza di Piombino e Civitavecchia, gli altri due scali italiani rimasti in lizza quasi fino all'ultimo. La Turchia, invece, presentava il vantaggio, molto gradito agli assicuratori di Concordia, di consentire l'operazione a costi minori (40 milioni di euro contro i circa 100 di Genova). Alla fine, però, ha prevalso la scelta ligure. Concordia verrà, dunque, rimorchiata, con un viaggio di 150 miglia, verso il terminal di Voltri del porto di Genova, zona capace di accogliere il pescaggio di 18,5 metri del relitto.

Lì la nave sarà svuotata dalle strutture interne, in modo da far arrivare il suo pescaggio a 15 metri. Poi Concordia sarà spostata nella parte di Levante dello scalo, presso l'area delle riparazioni navali, dove un tempo trovava spazio il superbacino galleggiante del porto di Genova. In quel sito saranno tagliati e asportati i ponti della nave che arriverà, così, ad avere un pescaggio di 10 metri. Infine il relitto sarà spostato in un bacino di carenaggio delle riparazioni, dove avverrà lo smantellamento definitivo.
L'opera di smantellamento e riciclo potrà dare occupazione diretta a circa 100 persone per un anno, più l'indotto.

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