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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2014 alle ore 09:56.
L'ultima modifica è del 01 giugno 2014 alle ore 20:14.

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«Confermo qui il nostro impegno per l'Alfa Romeo». Lo ha detto Sergio Marchionne a Trento al Festival dell'Economia ricordando quanto previsto nel piano al 2018 e spiegando cosa prevede per il rilancio del marchio, per il quale è prevista una produzione esclusivamente in Italia fino al 2018. Sono previsti nel periodo del piano «5 miliardi di investimenti per lo sviluppo di architettura e motori. Alla fine andremo a rioccupare tutta la forza lavoro e non avremo eccedenze» ha detto intervistato da Roberto Napoletano, direttore del Sole 24 Ore. «Durante il terzo trimestre vedremo le prime apparizioni di questa strategia che gli ingegneri stanno studiando in gran segreto».

Ho bisogno della cassa americana per finanziare l'Europa
«Ho bisogno della cassa americana per finanziare l'attività europea, lo dico senza peli sulla lingua». Così l'ad di Fiat spiega il rapporto tra il rilancio di Chrysler e l'azienda in Italia e il business in Europa che ancora fa fatica. «Il vero problema è che la concorrenza tedesca sta diventando spietata - ha detto il ceo di Fca - anche se alla Fiat ora tutto questo non importa più, poiché il nostro gruppo non dipende più dall'Europa. Il calvinismo tedesco sul rigore finanziario non ha comunque più spazio, l'America non l'ha seguito: hanno stampato soldi». E i modelli italiani? «Se avessi investito come mi chiedevano nella nuova Punto o nella nuova Bravo come mi chiedevano la Fiat sarebbe fallita di nuovo».

Il salvataggio di Chrysler
Marchionne ripercorre gli ultimi anni e spiega perché Fiat ha cercato fuori dall'Europa. «Contrariamente alle previsioni - ha detto - siamo qui e non abbiamo ancora risolto il problema del mercato europeo dell'auto. Se non si interviene per una razionalizzazione si andrà incontro a una nuova crisi». Marchionne ha aggiunto: «La Fiat non ha chiuso niente, abbiamo atteso che Bruxelles si muovesse e non l'ha fatto. Fiat si è sottratta da questa guerra. Oggi la concorrenza tedesca è diventata veramente spietata, ma alla Fiat non importa più».
«A Washington abbiamo festeggiato, pochi giorni fa, il quinto anniversario del salvataggio di Chrysler - ha detto Marchionne - . Un'occasione che non si ripresenterà mai più. Nel 2009 nessuno credeva al salvataggio, solo Obama ci ha dato fiducia. Il cambiamento per noi epocale è stato proprio l'approccio verso la produzione delle auto nel sistema statunitense».

Bene l'agenda Renzi
«L'agenda Renzi oggi credo sia l'unica che abbiamo come Paese e come Europa e spero che lo ascoltino», ha detto l'ad di Fiat. Marchionne ha fatto riferimento alle riforme e alla necessità di creare lavoro. «Renzi ha detto esattamente quello che volevo sentire», ha commentato Marchionne al termine del discorso del presidente del Consiglio.«Sì, sì, lo aspetto volentieri», ha aggiunto il ceo di Fca accogliendo l'idea del premier di andare insieme alla sede di Detroit, come il premier aveva proposto dal palco, mentre lo stesso Marchionne era in prima fila tra il pubblico.

«Cambiato il mondo, dobbiamo muoverci»
In 10 anni, gli stessi da quando Sergio Marchionne è alla guida di Fiat, «è cambiato il mondo intero». Ma alla crisi di questi anni, secondo il manager, «abbiamo reagito malissimo, siamo rimasti ingessati». Ora «non ci sono alternative, come dice Renzi dobbiamo muoverci», dice Marchionne rispondendo ad una domanda su un confronto tra il 2004 e 2014.

«La quotazione a Wall Street? Entro il 1° ottobre»
«Entro quest'anno, il mio obiettivo è il primo ottobre». Questo dovrebbe essere nelle attese dell'ad di Fiat il timing della quotazione a New York.

Bonus ai lavoratori italiani? Deve ripartire l'industria
«Mi piacerebbe dare un bonus anche ai lavoratori italiani, ma vorrei un punto di riferimento nella ripartenza dell'industria, ma l'industria non riparte». Così Marchionne risponde a chi gli chiede come mai un'azienda tedesca abbia distribuito bonus ai lavoratori e la Fiat no. «Alla Chrysler - ha ricordato Marchionne - è stato fatto, ad esempio».

Lancia resta per il mercato italiano
«Il marchio Lancia diverrà un prodotto per il mercato italiano». Marchionne ricorda che «la Lancia non ha nessun valore sul mercato internazionale. Abbiamo provato in tutti i modi, ma non c'é speranza, la Lancia avrà una contrazione di produzione e resterà nel mercato italiano. Mi spiace ma in tempo di crisi bisogna fare delle scelte». «Senza investire miliardi non riusciamo a darle credibilità che le restituisca sopravvivenza».

Dieci anni in Fiat
Proprio oggi, 1° giugno 2014, Marchionne taglia il traguardo dei 3.650 giorni da ad del Lingotto, e 16 giorni dopo spegnerà invece la sua 62ª candelina. A Trento, ospite del Festival dell'economia per l'occasione, l'ad ha presentato il libro Made in Torino? Fiat Chrysler Automobiles (edizioni Il Mulino), di Giorgio Barba Navaretti e Gianmarco Ottaviano, moderato dal direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano.

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