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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2014 alle ore 18:36.

L'occhiocotto è tra le specie presenti nell'area interessata (Olycom)L'occhiocotto è tra le specie presenti nell'area interessata (Olycom)

Senza passare dal Via. Il Progettone (come era chiamato comunemente allora) ovvero Mose (com'è chiamato comunemente oggi) nel dicembre 1998 ricevette un parere negativo dalla Commissione Via del ministero dell'Ambiente. Ma il progetto, come uno schiacciasassi, passò sopra alla bocciatura e fu avviato ugualmente con una forzatura dell'allora governo Amato. La forzatura che impose l'opera fece imbufalire l'Unione europea al punto che aprì una procedura d'infrazione. Dopo di allora, nessuno (o quasi) ha potuto verificare che impatto sull'ambiente avessero il progetto e poi i lavori colossali.

La Commissione Via nel bocciare il progetto chiedeva per esempio di verificare il disinquinamento della laguna su cui s'affaccia il petrolchimico di Marghera, gli interventi sulle zone di pregio artistico e architettonico, la fissazione di obiettivi di riequilibrio della laguna, gli scenari in caso di innalzamento dei mari dovuto al cambiamento del clima.

Qui sopra è scritto che nessuno (o quasi) ha potuto svolgere controlli ambientali sui lavori ciclopici in corso. Il "quasi" è dovuto al fatto che, dopo le invettive di Bruxelles, tramite alcune convenzioni è stato possibile far svolgere qualche monitoraggio ambientale marginale. Dopotutto la laguna è una zona pregiata, protetta da numerose norme europee come la Direttiva Habitat e la Direttiva Uccelli.

Sono stati coinvolti l'Ispra e un consorzio universitario, il Corila, formato da Ca' Foscari e Iuav di Venezia, Università di Padova, Cnr e Ogs. Poiché la Via non è stata recepita, gli scienziati del Corila non hanno potuto verificare come interferissero sull'ambiente i cantieri colossali realizzati sull'isola di Pellestrina, i chilometri di dighe foranee con scogliera artificiale, i cassoni d'acciaio che saranno le paratoie, un'intera isola artificiale realizzata di fronte al "baccàn" di Sant'Erasmo, le gettate di milioni di metri cubi di calcestruzzo.

Gli unici controlli su cui sono stati scomodati gli scienziati hanno riguardato invece aspetti come le praterie di alghe fanerogame, gli «invertebrati acquatici delle pozze di sifonamento» e la presenza di uccelli come il tordo bottaccio, la capinera e l'occhiocotto. Cancelli chiusi per ogni altro tipo di controllo ambientale.

L'impossibilità di verificare l'intero impatto ambientale dell'opera ha trovato il momento più alto – o basso, secondo i punti di vista – nel 2012 quando i ministri dell'Ambiente (era Corrado Clini, ora indagato in un altro procedimento) e delle Infrastrutture, trasporti e sviluppo economico (era Corrado Passera) e il presidente della Regione del Veneto (era ed è Luca Zaia) firmarono un accordo di programma di ben 14 pagine «regolante le modalità di verifica dei monitoraggi dei cantieri del Mose e delle misure di compensazione, conservazione e riqualificazione ambientale nel rispetto delle direttive e prescrizioni comunitarie». Sotto, le tre firme.

Dopo qualche mese e molte incertezze, il testo fu riscritto perché alle tre istituzioni voleva aggiungersene una quarta, il Comune di Venezia. Così i due ministri e il governatore del Veneto rifirmarono un'altra volta, lasciando lo spazio in cui poté aggiungere la sua sigla il sindaco Giorgio Orsoni (ora sotto inchiesta). Un documento così potente, così firmato, avrebbe aperto i cancelli dei cantieri per far entrare gli ispettori? Ebbene, no. Le quattro firme dell'ultima pagina entrarono con tutto il documento nel buio di un cassetto da cui non emersero mai più. E l'intesa istituzionale che avrebbe costretto il consorzio Venezia Nuova a far controllare il suo lavoro non è mai stata adottata.

Da qualche giorno qualcosa pare muoversi e il Magistrato alle acque sta lavorando per far aprire i cantieri ai controllori delle istituzioni come il ministero dell'Ambiente. (A titolo di completezza informativa, gli scienziati del Corila hanno potuto accertare che è stato «registrato come regolare l'arrivo di alcune specie nidificanti come l'occhiocotto»).

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