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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2014 alle ore 06:37.
L'ultima modifica è del 18 giugno 2014 alle ore 06:57.

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«Ma il vero vantaggio, che non è calcolabile, è il valore del marchio. Che con la cultura industriale green cresce», aggiunge Copercini. Alla Barilla, che è un particolare impasto di tradizione e di modernità, la svolta strategica verde rappresenta anche la proiezione di un codice culturale di lungo periodo. Giuseppe Galaverna è attorniato da nove bimbi della Quarta B di Sorbolo. Li sta accompagnando a visitare lo stabilimento. Galaverna da ragazzino conosce la Signora Virginia, madre di Pietro e di Gianni Barilla. Va a casa sua, a fare piccoli lavoratori. Nel 1957 Galaverna entra in fabbrica: «L'ecosostenibilità? Non esisteva ancora la parola, ma il Signor Pietro faceva già le cose giuste. Un piccolo episodio personale: nel 1982, pochi anni dopo avere riacquistato l'azienda dagli americani, con lui installammo un impianto per il recupero dell'acqua con cui funzionava l'aria condizionata in estate nello stabilimento. Da seicento metri passammo a cento metri cubi di acqua all'ora». Come si dice ecological sustainability in dialetto parmigiano?
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