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Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2014 alle ore 16:11.

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È un'Italia preda di una doppia povertà energetica quella che sta tentando la difficile scalata verso la ripresa economica. I consumi mantengono la marcata flessione degli ultimi anni, le imprese pagano sia sul fronte della produzione di energia (che vede una contrazione dei volumi e anche dei margini) sia sui prezzi da pagare per consumarla, che si stanno tentando di ridurre a colpi di difficili manovre taglia-tariffe come quella in gestazione per le Pmi. Le famiglie sono intanto in crisi profonda: si allarga l'area del disagio, aumentano le morosità per necessità. E come se non bastasse la grande rete elettrica rischia di ripiombare in crisi, non per la penuria di generazione (che non c'è più) ma per l'impatto problematico delle energie rinnovabili, discontinue e poco programmabili.
È un quadro a tinte fosche quello tracciato dal presidente dell'Authority per l'Energia Guido Bortoni nella sua relazione annuale tenuta nelle sale della Camera dei deputati.

Consumi in picchiata
Nel 2013 i consumi elettrici si sono ulteriormente ridotti del 3,4% rispetto a quelli già depressi del 2012, scendendo sotto la soglia dei 300 terawattora «con una contrazione ben maggiore di quella registrata dal Pil nello stesso periodo (-1,9%)». E anche il gas mostra un calo del 6,5% rispetto al 2012. «Condividiamo con il Governo e le istituzioni europee la preocupazione per i prezzi finali ancora alti in Italia e in crescita in tutta Europa. Sintomo di un sistema - denuncia Bortoni - non ancora in grado di trasmettere ai consumatori finali i benefici del calo nei mercati all'ingrosso» nonostante i risultati assicurati dalle riforme disposte dall'Authority.
Segnali positivi comunque non mancano. Nel 2013 sono aumentati i tassi di switching, ovvero il transito dei clienti al mercato libero dell'energia elettrica e comunque la propensione a cambiare fornitore. A fine 2013, al netto dei rientri ai contratti "di maggior tutela" lo switching nell'elettricità aveva coinvolto il 26,5% delle famiglie, pari a circa 7 milioni e 700 mila clienti domestici (+22,5% rispetto al 2012) su un totale di circa 29,2 milioni. Crescita significativa anche nel gas, con 5,5 milioni di clienti, il 25,8% del totale.

Prezzi in altalena
Per le imprese i prezzi dell'elettricità restano più elevati rispetto all'area euro per tutte le classi di consumo, paragonabili per l'alto livello solo a quelli della Germania. «Tuttavia - sottolinea Bortoni - il differenziale fra i due paesi si sta riducendo in tutte le classi ed è diventato negativo per i consumi più elevati, da 20 a 70 GWh/anno e da 70 a 150 GWh/anno». In particolare, per le imprese cosiddette energivore «con consumi tra 70 e 150 GWh/anno, il prezzo italiano al lordo delle imposte è diminuito di 1,4 centesimi a kWh».

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