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Israele, Netanyahu trionfa: «Governo forte entro 2-3…

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Israele, Netanyahu trionfa: «Governo forte entro 2-3 settimane»

GERUSALEMME - La vittoria di Benjamin Netanyahu, anzi il trionfo, si materializza nella notte, spoglio dopo spoglio delle schede elettorali. Alle sei del mattino le dimensioni finali sono nette. Il Likud conquista 30 dei 120 seggi della Knesset; i Sionisti uniti, cioè laburisti più i centristi di Tzipi Livni, 24.

Nel frazionamento dei partiti del sistema israeliano sarà matematicamente complicato formare una coalizione per il premier che conquista il suo quarto mandato, terzo consecutivo: nessuno in Israele era arrivato a tanto. Il fronte dei partiti di centro-destra e quello di centro-sinistra, più o meno si equivalgono. Ma l'evidenza della vittoria personale di Bibi Netanyahu gli faciliterà il compito.

«Formerò un governo entro due- tre settimane». Questa l'intenzione del primo ministro Benyamin Netanyhu secondo un comunicato del suo partito, il Likud. Il premier - ha spiegato il partito - parlerà subito con «gli altri leader che prenderanno parte alla coalizione».

L'altro vincitore di queste elezioni anticipate, un evento storico, è la lista comune dei quattro storici partiti arabi, che conquista 14 seggi e diventa la terza forza nel parlamento israeliano. Nella scelta fra i temi economici di un Paese normale e quelli della sicurezza, Israele ha optato per l'eccezionalità della mobilitazione permanente. Il modello dello stato tribale ebraico prende il sopravvento su quello della società aperta. Forse non poteva andare diversamente, guardando il caos mediorientale di oggi, giusto oltre le frontiere d‘Israele.

Dopo Likud, sionisti uniti e lista araba, gli altri seggi della nuova Knesset sono stati assegnati ai centristi di Yesh Atid che rappresentano la classe media schiacciata dal costo della vita (11 mandati); a Kulanu, il partito con le stesse caratteristiche di Yesh Atid, nato da una costola moderata del Likud (10); ai nazionalisti della destra radicale di Focolare ebraico guidato da Naftali Bennet (8); a Shas, gli ultra-ortodossi sefarditi (7); agli askenaziti ultra-ortodossi di Torah Unita (6); al partito etnico russo di destra del ministro degli Esteri Avigdor Lieberman (6); alla sinistra pacifista di Meretz (4).

Dando per scontato che i partiti di destra e i religiosi parteciperanno a un governo guidato da Netanyahu, l'ago della bilancia diventa Kulanu, la nuova forza politica di centro creata da Moshe Khalon. Personalità emergente del Likud, Khalon era stato emarginato da Netanyahu. I rapporti fra i due sono difficili ma i segnali di tregua dei giorni scorsi fanno pensare a un riavvicinamento: difficilmente Khalon rinuncerà al posto di ministro delle Finanze che Bibi gli aveva già offerto durante la campagna elettorale.

E' prevedibile che il nuovo esecutivo di destra – molto più di destra nazional-religiosa di quanto già non fosse quello uscente – non avrà intenzione di riprendere il negoziato di pace con i palestinesi; userà ogni mezzo per far fallire quello americano sul nucleare iraniano; cercherà d'imporre la legge sulla natura ebraica dello Stato, trasformando Israele in un'entità etnica che discriminerà i cittadini arabi musulmani e cristiani; riprenderà più di prima l'allargamento delle colonie nei territori palestinesi occupati.

E' difficile immaginare quali saranno le relazioni fra Netanyahu e Barack Obama nell'anno e mezzo di presidenza che rimane a quest'ultimo. Vista l'assenza di dialogo fra i due, l'amministrazione americana potrebbe decidere di rilanciare autonomamente un processo di pace, su nuove basi, tentando d'imporlo a Israele. Ma il problema non riguarderà solo i rapporti fra lo Stato ebraico e il suo principale alleato. Si faranno più difficili anche le relazioni con l'Unione Europea e con i paesi arabi moderati.

Se il nuovo governo confermerà nei fatti tutto ciò che Netanyahu ha promesso in campagna elettorale, l'isolamento internazionale di Israele rischia di essere totale. Fuori dai confini dello Stato ebraico i soli a gioire della vittoria del Likud sono i palestinesi di Hamas. Subito dopo l'annuncio del trionfo di Netanyahu, il movimento islamico di Gaza ha esortato Abu Mazen, l'autorità di Ramallah, Fatah, l'Olp e tutti i palestinesi della Cisgiordania ad abbandonare la linea della trattativa e a unirsi ad Hamas nella lotta armata contro Israele. Fino a una liberazione della Palestina che non avverrà mai.

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