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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2010 alle ore 08:07.
Il Fisco non allenta la presa su frodi Iva e operazioni commerciali scorrette o poco trasparenti con la Repubblica di San Marino. Guardia di Finanza e agenzia delle Entrate hanno effettuato ieri un blitz in 78 filiali di 16 istituti di credito, nonché in 2 fiduciarie, per verificare il rispetto degli obblighi di identificazione dei clienti.
Le sedici banche, che includono anche i big del panorama italiano, sono dislocate in sei regioni: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Toscana e Lazio.
Nel mirino degli investigatori sono finiti, in particolare, intermediari nazionali già emersi nel corso di precedenti attività operative finalizzate a contrastare l'evasione fiscale internazionale, le frodi carosello e il riciclaggio di proventi illeciti. Questi soggetti sarebbero stati utilizzati da contribuenti italiani per eseguire movimentazioni finanziarie con soggetti del Titano.
«È proseguita l'operazione nei confronti degli operatori finanziari tenuti alla trasmissione dei dati relativi all'Archivio dei rapporti – ha precisato Rossella Orlandi, direttore aggiunto Accertamento dell'agenzia delle Entrate –. Nei controlli odierni stiamo verificando il corretto adempimento di questi obblighi da parte di istituti finanziari utilizzati da clienti che sono interessati da indagini sull'illecito trasferimento di somme all'estero e, in particolare, a San Marino».
Con il blitz reso noto ieri, agenzia delle Entrate e Fiamme gialle puntano ad accertare quindi l'esattezza e la completezza delle informazioni che banche e fiduciarie sono tenute a comunicare all'archivio dei rapporti finanziari. Obbligo di comunicazione che scatta per tutti i rapporti continuativi intrattenuti con la clientela a partire dal 1° gennaio 2005, così come per le cosiddette operazioni extra-conto, ossia quelle attività poste in essere al di fuori di un rapporto continuativo, ad eccezione dei versamenti effettuati tramite bollettino di conto corrente postale per un importo inferiore a 1.500 euro. La comunicazione – la cui mancanza viene ora contestata dagli uomini delle Fiamme gialle e delle Entrate – deve essere effettuata, di regola, mensilmente e in via telematica. L'obbligo di comunicazione, peraltro, ricade anche sulle filiali estere di operatori italiani e, ovviamente, su quelle italiane di operatori esteri. Gli intermediari rischiano per ogni omessa comunicazione sanzioni che vanno da 2.065 a 20.650 euro.