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Norme e Tributi In primo piano

Compensi da slot senza Iva

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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2010 alle ore 08:05.

Alessandro Sacrestano
I compensi corrisposti dal gestore a terzi esercenti, incaricati per la raccolta delle giocate nelle slot machine, sono esenti da Iva, anche se il «compenso unico» copre altri servizi aggiuntivi resi dall'esercente.
È quanto ha stabilito la Ctr di Venezia-Mestre con la sentenza n. 38/1/10, allineandosi alla giurisprudenza prevalente in materia, ma fornendo, nel contempo, un interessante indirizzo interpretativo sul contratto trilaterale (concessionario-gestore-esercente) che regola la raccolta delle giocate.
L'utilizzo delle macchinette da gioco è disciplinato dall'articolo 110 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (Rd n. 773/31). Nel caso delle slot machine, l'attuale normativa prevede un collegamento via cavo alla rete telematica dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di stato, per il tramite di apposite società concessionarie che utilizzano, per la raccolta delle giocate, terzi soggetti (gli esercenti), che ospitano nei loro locali le macchinette.
A questi soggetti, spetta un compenso predeterminato, variabile in funzione dei livelli di raccolta, da dividere con gli altri operatori coinvolti nel rapporto trilaterale. Ebbene, è proprio su tale compenso che si è sviluppato un contenzioso fra Fisco ed esercenti, a proposito dell'imponibilità Iva dell'intera remunerazione o di una quota di essa.
A regolare la fattispecie è l'articolo 10, comma 1, n. 6 del Dpr n. 633/72. In base a tale norma, è esente da Iva tanto l'esercizio del gioco effettuato attraverso gli apparecchi in questione, che i rapporti contrattuali tra il concessionario, il gestore e l'esercente per la raccolta delle giocate. Fin qui tutto sembrerebbe pacifico. Come dimostra, però, la sentenza dei giudici veneti, la posizione del Fisco tende a evidenziare che, oltre alla raccolta delle giocate, il rapporto che lega in particolare il gestore all'esercente, richiede lo svolgimento di una serie ulteriore di prestazioni, tra le quali la custodia e il diritto di esclusiva e di utilizzazione degli spazi all'interno del locale. Queste ultime, a parere del Fisco, sono operazioni non coperte dall'esenzione.

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Tags Correlati: Agenzia Entrate | Fisco | Iva | PLa

 

Di diverso avviso il collegio giudicante. L'analisi condotta dal collegio di secondo grado ha posto in rilievo l'aspetto che, seppure il contratto fra gestore ed esercente copre una più ampia gamma di prestazioni, tutte risultano essere strettamente collegate all'attività principale – vale a dire quella della raccolta di giocate – la cui esenzione non è in discussione. All'esercente, infatti, è riconosciuto, nei fatti, un compenso unitario e complessivo, che comprende ogni obbligazione derivante intrinsecamente dal l'obbligazione principale e, pertanto, non è possibile fare distinzioni di sorta su quale e quanta parte del compenso spetti per una o per un'altra delle obbligazioni stesse.
pLa commissione, quindi, non nega l'insistenza di una pluralità di prestazioni nel contesto del rapporto, ma conclude per l'inscindibilità fra queste e quella principale della raccolta delle giocate che, in sostanza, attrarrebbe nel l'esenzione anche le prime.
Quella dei giudici regionali veneti rappresenta un'ulteriore posizione a favore dei contribuenti assunta in materia (si veda il Sole 24 Ore del lunedì del 17 maggio) dalla giurisprudenza tributaria. Anche tale pronuncia – che condanna il Fisco a liquidare le spese processuali – dimostra la necessità di un intervento risolutore dell'agenzia delle Entrate al fine di scongiurare un inutile e dispendioso accanimento sulla fattispecie, che rischia di creare trattamenti differenziati lungo tutto il paese, a seconda degli esiti del contenzioso avviato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
www.ilsole24ore.com/norme
Il testo della sentenza

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