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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2010 alle ore 16:30.
Indietro tutta sul taglio delle mini-province. Ed è partita chiusa sui risparmi annunciati dal governo. È stato approvato all'unanimità, alla commissione Affari costituzionali della Camera, un emendamento del relatore, Donato Bruno (Pdl), alla carte delle autonomie. Soppressa quindi la norma inserita appena due giorni fa nel testo, che stabiliva l'abolizione delle province al di sotto dei 200 mila abitanti. Soglia che sarebbe scesa a 150 mila abitanti per le province con almeno il 50% di territorio montano grazie al sì anche a un subemendamento. Il via libera al taglio delle province era stato approvato dalla commissione l'8 giugno con i voti di Pdl e Lega e quelli contrari di Pd, Udc e Api.
La norma cancellata, proposta sempre dal relatore, delegava il governo a procedere entro un anno alla soppressione delle province con meno di 200 mila abitanti «in base all'entità della popolazione di riferimento, l'estensione del territorio di ciascuna provincia e il rapporto tra la popolazione e l'estensione del territorio e tenendo conto della peculiarità dei territori montani ai sensi dell'articolo 44 della costituzione». Un subemendamento poi aveva fissato una soglia più bassa (150mila abitanti) per le province montane.
La marcia indietro è stata inserita in sede di coordinamento formale del testo. La commissione, infatti, aveva già licenziato il testo con il taglio delle province, ma mancavano i pareri delle altre commissioni competenti. L'emendamento del relatore è stato poi approvato in commissione con il parere favorevole di tutti i gruppi. «Anche se con motivazioni diverse», spiegano i deputati del Pd Gianclaudio Bressa e Sesa Amici.
Sarà in aula il 14 giugno il testo della carta delle autonomie. (N.Co.)