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Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2010 alle ore 08:07.
I comuni hanno contribuito nel 2009 al recupero dell'evasione erariale per poco più di tre milioni di euro.
Nonostante i risultati finora modesti, il Dl 78/2010 ribadisce il coinvolgimento dei comuni nella lotta al sommersi, ed eleva l'incentivo dal 30% al 33% del riscosso. Può bastare?
L'azione dei comuni risente di carenza di competenze per definire ed attuare azioni di contrasto all'evasione fiscale erariale e locale; di inadeguatezze di strutture e competenze informatiche; di ricorso sistematico ad affidamenti esterni.
Ma vi sono almeno altri tre decisivi motivi che limitano un efficace coinvolgimento dei comuni nell'opera di contrasto all'evasione erariale.
La collaborazione informativa tra istituzioni pubbliche è difficile, e lo diventa ancora di più se sono coinvolte strutture terze.
Le strutture tecniche centrali sono finora riluttanti ad aprire i loro forzieri informativi e mettono in atto politiche frenanti, anche a dispetto delle intenzioni di agenzie e governo. Sarebbe opportuno prevedere - invece dei consigli tributari - un comitato tecnico di collaborazione con anagrafe Tributaria, Inps-Inail, motorizzazione, Pra, registro delle imprese, composto da rappresentanti degli enti territoriali, il cui parere sia obbligatorio e vincolante su politiche, strumenti e modalità di condivisione dei dati.
Le strutture centrali e i gestori di anagrafi "derivate" (fisco, sanità, pensioni, imprese, servizi scolastici, mercato del lavoro) lamentano l'assenza di un servizio che renda disponibili informazioni dalle anagrafi dei comuni complete e tempestive per attività di controlli e verifiche.
L'Ina-Saia, ideato ai primi anni '90 per integrare le anagrafi comunali in un'unica banca dati nazionale, richiede un adeguamento della governance e delle scelte organizzative e tecnologiche e un diverso impegno del Viminale. Mentre tutte le basi dati di interesse per i servizi fondamentali per il paese, dispongono di una regia nazionale o regionale, le anagrafi sono ancora articolate in 8100 centri autonomi, con costi e inefficienze incalcolabili.
Si tratta di rivedere il regolamento anagrafico e rendere obbligatorio, per tutti i comuni sotto una certa soglia demografica, il ricorso per la gestione tecnologica a poli unitari regionali per i servizi demografici.