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Questo articolo è stato pubblicato il 30 luglio 2010 alle ore 11:10.
Pensione a 70 anni per i professori ordinari, a 68, per gli associati. E per la prima volta gli atenei virtuosi e a posto con i conti potranno sperimentare forme di governance flessibili. Ha parlato di provvedimento «epocale, che rilancia meritocrazia e trasparenza» il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, commentando il via libera ieri del senato, con 152 sì, 94 no e un astenuto, al Ddl di riforma degli atenei italiani. Il testo passerà ora all'esame della camera, per essere approvato definitivamente entro la fine dell'anno.
Per la senatrice Pd Mariangela Bastico, il governo ha approvato «un semplice regolamento sulla gestione del personale, senza nessuna apertura significativa nei confronti degli studenti, il vero cuore dell'università». Un testo di «regole e principi», hanno spiegato da viale Trastevere, sottolineando come le risorse finanziarie necessarie a far partire con il piede giusto la riforma saranno stabilite nella prossima manovra d'autunno, d'intesa con l'Economia.
Tra le novità contenute nei 22 articoli che compongono il Ddl Gelmini licenziato da Palazzo Madama spicca l'introduzione per i ricercatori della "versione italiana" dei cosiddetti contratti "tenure track". Vale a dire, contratti a tempo determinato (minimo quattro anni, massimo cinque anni) seguiti da contratti triennali, al termine dei quali se il ricercatore sarà ritenuto valido dall'ateneo verrà confermato a tempo indeterminato come associato, dopo aver ottenuto l'abilitazione nazionale per quel ruolo. In caso contrario, chiuderà il rapporto con l'università, maturando però titoli utili per i concorsi pubblici.
Il provvedimento abbassa poi l'età in cui si entra in ruolo in una università da 36 a 30 anni, con uno stipendio che passa da 1.300 euro a 2mila euro.
Cambia anche il reclutamento. Per diventare ordinari e associati ci sarà un'abilitazione nazionale. I posti saranno attribuiti in seguito a procedure pubbliche di selezione bandite dalle singole università. I docenti avranno l'obbligo di certificare la loro presenza a lezione e, per quelli a tempo indeterminato, almeno 350 ore dovranno essere destinate alla didattica.