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Questo articolo è stato pubblicato il 31 luglio 2010 alle ore 08:01.
Un tirocinio all'estero per gli aspiranti commercialisti. Questa possibilità è prevista dal decreto legislativo 139/2005 e dall'articolo 4 del Dm 143/2009.
In pratica una parte del tirocinio tradizionale di tre anni da svolgere presso un professionista iscritto all'albo dei dottori commercialisti ed esperti contabili può essere svolto, per un massimo di sei mesi, in un altro stato dell'Unione europea. Perché sia valida la pratica è necessario che si tratti di un praticantato unico e ininterrotto, non superiore a sei mesi, svolto presso un professionista abilitato all'esercizio di una professione equivalente.
Per aiutare i giovani aspiranti commercialisti a individuare i professionisti esteri che svolgono una professione "equivalente" il Consiglio nazionale ha indicato per i 26 paesi dell'Unione i titoli equiparati a quelli di dottore commercialista od esperto contabile e gli organismi professionali di riferimento (l'elenco è pubblicato su www.ilsole24ore.com/norme). Per svolgere il tirocinio all'estero è necessario chiedere l'autorizzazione al Consiglio dell'ordine territoriale competente presentando la domanda accompagnata dal parere favorevole del dominus (viene così chiamato il professionista che svolge il ruolo di guida e di supervisore). Alla fine dell'esperienza il tutor estero dovrà rilasciare un certificato dell'attività svolta dal tirocinante.
Le regole sul tirocinio sono contenute nel decreto 143 del 7 agosto 2009: ogni studio può avere un massimo di due tirocinanti, anche se sono consentite eccezioni se c'è il nullaosta dell'Ordine. Il tirocinio dura tre anni e deve essere continuativo, è però possibile chiede delle sospensioni per un periodo massimo di due anni.
Purtroppo è ancora in "stand by" la possibilità, introdotta con il decreto 139 del 2005, di svolgere due anni di tirocinio in università durante il biennio di laurea specialistica. Il decreto 139 prevede, per questo, una convenzione tra ministero dell'Istruzione e Consiglio nazionale. «Abbiamo inviato una prima bozza già nel 2007 – racconta il segretario del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti Giorgio Sganga – ma nonostante i nostri ripetuti solleciti il ministero ancora non ci ha convocato per la firma. Non riesco a trovare una giustificazione a questo ritardo: l'intervento è a costo zero per il ministero e consente ai giovani di accedere al mondo del lavoro con due anni di anticipo. Si parla tanto di interventi per i giovani eppure quello che si può fare a costo zero e con effetti immediati viene rimandato sine die».