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Questo articolo è stato pubblicato il 31 luglio 2010 alle ore 08:02.
Perdere la pazienza con un collega, o dimenticare il cartellino identificativo quando si sta a contatto con il pubblico, può costare come la violazione del segreto d'ufficio: una multa fino a 500 euro, e la sospensione senza retribuzione anche per sei mesi in caso di recidiva. Stessa pena per chi si avventura nella richiesta di "compensi" extra a un utente per svolgere un servizio dovuto.
Questo, almeno, stando alla lettera del nuovo codice disciplinare per i dirigenti delle agenzie fiscali e degli enti pubblici non economici, contenuto nel contratto firmato il 21 luglio scorso e pubblicato ieri sul sito dell'agenzia delle Entrate.
Le norme di condotta per i dirigenti di fisco ed enti pubblici seguono fedelmente la cura Brunetta imposta al pubblico impiego con la riforma di fine 2009, che entra nei dettagli dei comportamenti da censurare e delle sanzioni da applicare caso per caso. La regola più importante, però, è quella iniziale, che affida agli uffici il compito di articolare le sanzioni in base «alla gravità della mancanza», seguendo i principi di «gradualità e proporzionalità». Perché, in una materia delicata come quella disciplinare, qualsiasi sistema studiato a tavolino rischia in qualche caso di fare a pugni con la realtà. Il pallino, insomma, rimane alla sensibilità dei controllori, anche per evitare di punire chi si dimentica il cartellino più di chi "si dimentica" di comunicare di essere stato rinviato a giudizio. Per evitare infortuni, il codice chiede ai responsabili di valutare «le circostanze aggravanti o attenuanti», l'intenzionalità del comportamento, il concorso di più persone e il «comportamento complessivo» del dirigente incolpato. Durezza sì, ma con juicio.
Proprio ai controllori, del resto, il nuovo codice dedica grande attenzione, anche qui in modo ortodosso rispetto alla riforma. I responsabili che ritardano l'avvio di un'azione disciplinare nei confronti di un dipendente rischiano di dover abbandonare ufficio e stipendio per tre mesi, e di dover rinunciare per altri tre mesi alla retribuzione di risultato (stessa penalità per chi non vigila sulle assenze della struttura di cui è responsabile). Il procedimento disciplinare arruola poi in automatico chiunque venga a conoscenza di elementi utili al giudizio, perché un'eventuale reticenza può essere colpita con una sospensione da servizio e stipendio per due settimane.