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Questo articolo è stato pubblicato il 10 agosto 2010 alle ore 08:01.
Roma
Arriva l'anagrafe nazionale degli studenti. A cinque anni dalla sua approvazione legislativa, il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, ricevuto l'ok dal Garante della privacy a inizio luglio, ha firmato il decreto operativo che da il via libera ufficiale alla rilevazione completa degli oltre 6 milioni di studenti italiani. Già da settembre, ogni scuola, a partire dalla primaria, dovrà comunicare a viale Trastevere tutti i dati "sensibili" e relativi al percorso scolastico e formativo dei ragazzi. «Si tratta di uno strumento utile - ha commentato il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna - che consente di pianificare meglio gli interventi educativi». L'anagrafe, evidenzia il decreto, assieme alle altre banche dati regionali e comunali di studenti e popolazione, servirà anche per contrastare il fenomeno dell'abbandono scolastico, che, secondo gli ultimi rapporti elaborati da Isfol e Censis, in alcune regioni del Sud, Sicilia in testa, supera abbondantemente il 20 per cento.
Le informazioni richieste da viale Trastevere, che completano il sistema di rilevazione previsto dal Dlgs 76 del 2005, spaziano dai dati anagrafici, al codice fiscale di ogni ragazzo, a quelli relativi alla valutazione, con particolare riferimento agli esiti degli esami finali di ciclo e di qualifica. Potranno essere richiesti anche dati sensibili e giudiziari. Inoltre, è scritto nel provvedimento, «per le finalità di rilevante interesse pubblico», l'anagrafe può contenere anche dati idonei a rivelare condizioni di salute e dati indispensabili a individuare il soggetto presso il quale lo studente assolve l'obbligo scolastico (scuole paritarie, strutture ospedaliere, case cicondariali, e così via).
Queste ultime informazioni dovranno però essere regolate, dopo parere del Garante per la privacy, da un provvedimento ministeriale ad hoc. La previsione ha fatto subito saltare sui banchi sindacati e opposizione. Per il numero uno della Flc Cgil, Domenico Pantaleo, si tratta di informazioni «potenzialmente discriminatorie che non c'entrano nulla con le finalità dell'anagrafe». Più duro il giudizio della capigruppo Pd in commissione Cultura alla Camera, Manuela Ghizzoni che ha parlato di una vera e propria «schedatura degli studenti».