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Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2010 alle ore 08:00.
MILANO
Una sanzione dell'8% per le amministrazioni pubbliche che pagano oltre il sessantesimo giorno. Sarà questo l'effetto della veste finale che si appresta ad assumere la direttiva Late payments che ad ottobre sarà votata dal Parlamento Ue in una versione modificata rispetto ai primi testi (si veda «Il Sole 24 Ore» di ieri), con una serie di aggiustamenti che la renderanno più digeribile per gli stati Ue che arrivano tardi all'appuntamento con i loro creditori. La misura dell'8% rappresenta un ammorbidimento rispetto alle precedenti versioni. Si tratta, infatti, della misura del tasso di interesse che le amministrazioni verseranno alle imprese a cui corrisponderanno in ritardo le somme dovute. In una versione precedente del testo era prevista, in aggiunta agli interessi (più bassi dell'8%), anche una sanzione pari al 5% dell'importo dovuto. La misura degli interessi innalzati dunque riassorbe la sanzione forfettaria, rappresentando anche in questo caso una via mediana. In ogni caso, però, la direttiva dovrà essere recepita entro due anni dagli stati Ue dopo il varo in sede comunitaria.
Altre soluzioni "ammorbidite" riguardano, infatti, il periodo concesso alle amministrazioni per staccare l'assegno a favore delle imprese. Si è passati dagli iniziali 30 giorni a 60 finali. Le imprese dovrebbero poter ottenere in modo automatico il versamento degli interessi in caso di ritardo. Si tratta di un aspetto particolarmente delicato, perché proprio secondo i dati della commissione Ue (contenuti in un Commission staff working document dell'8 aprile 2009, che accompagnava le proposte della commissione sul tema del ritardo dei pagamenti), sono poche le imprese che alla fine chiedono che siano applicati gli interessi ai tardivi pagamenti, evidentemente anche per non creare attriti comunque con il contraente "forte" rappresentato dall'amministrazione pubblica.
Per esempio in Italia solo un'impresa su cinque richiedeva nel 2007 l'applicazione degli interessi alla parte pubblica che pagava in ritardo. E solo in Germania si superava il 50%, mentre in Belgio ci si fermava al 34, in Portogallo al 26, in Inghilterra al 22, in Italia al 21, in Spagna al 14 e, infine, in Francia al 12. Segno che da nessuna parte mettersi contro la pubblica amministrazione, anche quando questa è dalla parte del torto, conviene. L'accelerazione sulla direttiva, annunciata lunedì sera dal vice presidente della Commissione Ue, Antonio Tajani, è dovuta alla consapevolezza che in tempi di crisi economica e finanziaria il rischio è che un ritardo della Pa possa portare al fallimento di imprese altrimenti solvibili e che questo, in una situazione di debolezza del sistema, possa portare a situazioni di fallimento a cascata.