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Questo articolo è stato pubblicato il 17 settembre 2010 alle ore 16:40.
Sì del consiglio dei ministri alla riforma dei porti. L'annucio è arrivato dal ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, che ha spiegato al termine del Consiglio dei ministri come il provvedimento «miri ad apportare un deciso e importante cambiamento all'ordinamento dei porti nella consapevolezza che i porti sono infrastrutture strategiche per l'Italia e che quindi devono avere una disciplina organizzativa e di gestione che assecondi le nuove esigenze della realtà produttiva». Il baricentro della produzione, ha ricordato Matteoli, si è spostato verso i paesi orientali e «Cina, India, Giappone contribuiscono oggi in gran parte alla crescita del prodotto mondiale con traffici che in mare hanno l'unica via economicamente percorribile per far giungere le merci sui mercati».
Matteoli ha sottolineato come ora spetti al Parlamento il compito di affrontare, tra l'altro, «le problematiche inerenti il processo di autonomia finanziaria delle autorità portuali non ancora ultimato, sebbene siamo consapevoli delle difficoltà dovute alla congiuntura economica». Del resto, ha tenuto a precisare il ministro, «nell'economia globalizzata i porti sono la trincea più avanzata per recuperare competitività all'Italia e pertanto vanno dotati di una normativa moderna per svolgere appieno il loro insostituibile ruolo».
Critiche sono arrivate invece dal responsabile Pd Infrastrutture e Trasporti, Matteo Mauri, secondo cui il provvedimento non considera gli aspetti finanziari. Servono, spiega, investimenti nelle strutture e soprattutto «nei collegamenti verso la terra: a Livorno per esempio si impiegano tre giorni per scaricare i container dalla nave e smistare la merce verso le destinazioni, rendendo di fatto il porto poco competitivo».
Il ddl, che riforma la legge 84 del 1994 sul regime ordinamentale e amministrativo dei porti, rafforza i poteri delle Autorità portuali conferendo nuovi compiti manageriali e razionalizzando la governance del settore. Rilevanti anche le novità in materia di dragaggio dei porti e sul recupero delle aree dismesse per lo sviluppo della nautica da diporto e sulla costituzione di sistemi logistici portuali. Il ddl razionalizza inoltre il regime dei servizi tecnico-nautici, delle concessioni, del lavoro nei porti ed esalta il ruolo delle regioni e degli enti locali soprattutto nei procedimenti connessi all'attività di pianificazione dell'ambito portuale.