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Questo articolo è stato pubblicato il 20 settembre 2010 alle ore 16:16.
Testimoni che recitano come comparse, ex fidanzati che si querelano dopo una lite per strada, vicini di casa condannati per ingiuria per essersi versati dell'acqua addosso. Nell'era della riforma telematica della giustizia, poi, molti giudici confessano ancora di redigere le sentenze a mano perché non hanno imparato ad usare il pc. È il ritratto che emerge sull'attività dei giudici di pace da una ricerca condotta dal Sole24Ore.com a Roma, Milano, Firenze e Napoli, attraverso un questionario. Rigorosamente anonimo.
I risultati dell'indagine
A Milano, su ventisei giudici di pace intervistati, ventuno hanno dichiarato di aver avuto dubbi sull'attendibilità dei testi nelle cause relative agli incidenti stradali, uno soltanto ha candidamente confessato di avere sempre il sospetto di trovarsi davanti a un testimone falso, mentre appena in quattro hanno affermato di non avere avuto mai alcuna perplessità. Nel caso in cui si sospetti che il testimone sia indotto, solo in casi rari si arriva a denunciarlo; nella maggior parte delle ipotesi si va avanti e non si tiene conto della prova, oppure si procede al confronto tra i testi che si sono contraddetti.
Non va meglio a Roma dove dai dati raccolti dal coordinatore dei giudici di pace emerge che a volte capita di avere dei dubbi sull'attendibilità dei testi quando sono in gioco i risarcimenti danni a seguito di sinistri. Stessa risposta da Firenze, dove il coordinatore afferma però di aver segnalato tutti i casi sospetti alla Procura della Repubblica. Soltanto a Napoli, dove le truffe alle assicurazioni sono le più numerose in Italia, la coordinatrice dei giudici di pace afferma con certezza di non avere mai avuto dubbi sulla buona fede dei testi citati.
Nel penale, invece, le ingiurie e le minacce vedono coinvolti soprattutto familiari, in particolare ex coniugi o ex fidanzati, ma anche vicini di casa. Quando la storia finisce, resta spesso il ricordo di un brutto litigio, che sempre più spesso finisce nelle aule dei giudici di pace. Oltre alla condanna penale, si rischia anche di dover risarcire l'ex con una somma di denaro. Un'offesa può costare cara, anche se pronunciata alla fine di una storia d'amore per rabbia o gelosia.