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Avvocati 2.0. Gli studi legali passano dal blog per farsi conoscere

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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2010 alle ore 13:32.

Ora anche gli studi legali hanno il loro blog. Punti di incontro virtuale dove non si discute solo di diritto e sentenze, ma anche di nuove tecnologie, proprietà intellettuale e telecomunicazioni. Come sul sito "IP Italy", lanciato pochi giorni fa dallo studio anglo americano Dla Piper. Le tematiche sono giuridiche, ma affrontate con approccio pratico e riguardano i settori Tlc e media, tra cui outsourcing, privacy, gambling ed e-commerce.

Per il momento il blog è in inglese, ma i post e i commenti riguardano le normative italiane e europee. «Vogliamo offrire a chi ci visita un aggiornamento normativo ma anche un contenitore dove poter confrontare le idee su argomenti che incidono sulle scelte degli operatori del settore», spiega Giangiacomo Olivi, il socio dello studio responsabile del blog, che aggiunge che nei prossimi mesi è previsto il lancio di altre iniziative per arricchire il sito.

«Il target di audience è costituito da tutti quelli che condividono la passione per le aree giuridiche più soggette al cambiamento e all'intervento delle nuove tecnologie. Con loro, oltreché con i clienti, vogliamo instaurare un rapporto di condivisione e aggiornamento continuo», continua Olivi.
L'obiettivo finale è comunque di business, «che il blog favorisce perché ci fa conoscere e ci permette di creare un contatto con nuovi operatori del settore», aggiunge il socio.
Il ventaglio dei destinatari è ampliato dal focus sull'innovazione e Olivi spiega che l'obiettivo è uscire dal perimetro dell'industria e ampliare i temi ai settori della moda e farmaceutico: «Il blog è stato appena lanciato ma abbiamo già ricevuto suggerimenti su come arricchire i contenti e stimoli per l'approfondimento»

I contenuti sono aggiornati da tutti i professionisti dello studio: «Ognuno - dice ancora Olivi - scrive quando ci sono segnalazioni o suggerimenti da condividere. In generale, il blog viene popolato più volte ogni settimana». Il tema del blog è stato selezionato per la dinamicità del settore. «La clientela è sofisticata e in questo ambito si richiede una conoscenza delle dinamiche del business. Le altre fonti disponibili sono disordinate e poco affidabili».

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Tags Correlati: Alessandro Agostini | Bruce Clay Europa | Fiction | Giangiacomo Olivi | Google | Internet

 

Il blog di Dla Piper è il primo lanciato in Italia da uno studio d'affari, ma l'idea di sviluppare un blog su una tematica affine a quella del servizio o prodotto offerto da un'azienda è una pratica sempre più comune. Un blog aziendale può infatti essere un'ottima piattaforma per generare notorietà e interesse per un prodotto.

«Per generare lavoro si deve applicare la regola di Mister Wolf di Pulp Fiction», spiega Alessandro Agostini, amministratore delegato di Bruce Clay Europa, società che si occupa di marketing online. «Se il contenuto che trovo nel blog mi risolve un problema, allora l'autore verrà identificato anche come un possibile fornitore di servizi su quella specifica materia». Ma scrivere articoli su un blog non sufficiente. Per trasformare questa iniziativa in fatturato si devono seguire alcuni consigli.

«Per il blog è importante scegliere una piattaforma facile da usare e che venga facilmente indicizzata dai motori di ricerca. Molte buone piattaforme sono gratuite», continua il manager di Bruce Clay, che ha un blog aziendale che parla proprio di questi temi.

Fondamentale è anche aggiornare il sito almeno una volta alla settimana. «Si deve sempre rispondere alle domande e ai commenti, e avere un moderatore che conosca il settore e sia in grado di rispondere a domande anche scomode», continua Agostini.
Il blog va infine promosso tra conoscenti, riviste di settore, colleghi e dipendenti sfruttando la forza del social network e essere sicuri che sia tra i primi risultati del motore di ricerca Google, «la prima fonte di ricerca informativa».

Agostini sintetizza: «Fare un blog aziendale significa prendere una fetta del "know how" aziendale e distribuirne una parte su una piattaforma digitale che potenzialmente è accessibile da clienti fornitori, collaboratori e clienti attuali ma soprattutto futuri».

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