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Norme e Tributi Fisco

Imprese venete all'attacco sugli obblighi fiscali. Per i danni dell'alluvione copertura del 75%

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 novembre 2010 alle ore 09:56.

Lo stop ai versamenti fiscali nel Veneto colpito dall'alluvione rischia di arrivare in ritardo. Associazioni di categoria e professionisti se apprezzano lo stanziamento dei primi 300 milioni per fronteggiare l'emergenza, criticano apertamente il meccanismo disegnato nell'ordinanza della Presidenza del Consiglio per sospendere gli obblighi tributari e contributivi.

Abbandonando gli automatismi finora abituali in caso di disastri naturali (dal terremoto dell'Abruzzo all'alluvione in Liguria), per cui a far scattare la moratoria bastava la dichiarazione dello stato di calamità, per il Veneto si è imboccata una strada più complessa: il commissario, cioè il governatore Luca Zaia, avvalendosi delle segnalazioni dei comuni, dovrà inviare all'Economia e al Lavoro, entro 15 giorni dalla pubblicazione dell'ordinanza in «Gazzetta Ufficiale» (attesa per domani), una lista delle imprese danneggiate (nonché dei cittadini costretti all'evacuazione). I ministeri decideranno poi caso per caso. Peccato che il 30 novembre scada il termine per il secondo acconto (pari al 60%) di Irpef, Ires e Irap.

«Completeremo in tempo l'elenco, perché non ci sono alternative», giurano gli uomini di Luca Zaia. Ma cambia poco: difficile immaginare di tenere in sospeso gli imprenditori fino all'ultimissimo momento. La decisione su un eventuale proroga dovrà essere presa dal dipartimento delle Finanze, anche perché nell'ordinanza non si fa cenno alle Entrate.
«Non si capisce come mai solo qui – riflette Gian Angelo Bellati, direttore di Unioncamere Veneto – i comuni o il commissario siano stati ritenuti incapaci di decidere. È uno spostamento di responsabilità antifederalista, che allunga i tempi e cozza con il calendario. Forse tanta prudenza nasce dai troppi soldi in gioco».

Proprio oggi erano in scadenza versamenti di ritenute, contributi e l'Iva mensile. «Nonostante le nostre pressanti richieste – sottolinea il presidente di Confindustria Vicenza, Roberto Zuccato – nell'ordinanza n. 3906 non è stata predisposta l'immediata sospensione dei versamenti. Ma l'emergenza vera è quella dei provvedimenti fiscali che come una spada di Damocle incombono su migliaia di imprese. Ho inviato un telegramma per informarne il presidente del Consiglio». Condivide questa sollecitazione Andrea Tomat, presidente di Confindustria Veneto: «Bisogna che ci si renda conto che non si può proseguire con il calendario fiscale come se nulla fosse accaduto e l'attività nelle zone alluvionate fosse normale». Il maltempo, intanto, continua a imperversare sulla provincia di Vicenza e altre aree. Una boccata d'ossigeno per artigiani, commercianti e Pmi potrebbe venire dall'alleggerimento degli studi di settore. «Abbiamo già avviato – rivela il presidente della Federazione del Veneto di Confartigianato, Claudio Miotto – il confronto con la Direzione regionale delle Entrate. Come per la crisi finanziaria, gli studi di settore saranno corretti per assorbire l'impatto del rallentamento economico post alluvione».

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Sposta l'attenzione sui fornitori delle imprese danneggiate il presidente dell'Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Vicenza, Athos Santolin: «Chi deve pagare il secondo acconto a fine novembre e ha la fabbrica bloccata può magari scegliere di applicare il metodo previsionale e non pagare nulla. Ma chi vanta crediti verso queste imprese rischia di essere doppiamente in difficoltà: perché non può ottenere indennizzi e perché non può trasformare i crediti inesigibili in perdite». Santolin si appella alle banche: «È dal mondo bancario che deve arrivare il sostegno per ripartire». I commercialisti chiedono anche una proroga degli adempimenti e delle comunicazioni (da quelli previdenziali alle black list). Molti studi professionali in effetti hanno subito danni a pc e database. I professionisti sono citati nell'ordinanza solo tra i possibili beneficiari dei contributi per i danni subiti dagli immobili, ma vengono "dimenticati" nella parte sulla sospensione del fisco, che riguarda solo «imprese» e «cittadini».

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