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Norme e Tributi Lavoro

Parla Carlo Croff (studio Chiomenti): avvocati d'affari italiani pronti a seguire i clienti all'estero

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Questo articolo è stato pubblicato il 20 dicembre 2010 alle ore 08:19.

Gli avvocati d'affari non hanno tregua. Il loro aggiornamento professionale è continuo e riguarda l'evoluzione legislativa e comuntaria, ma anche le modalità di business dei clienti industriali e finanziari che operano in un mercato dall'andamento incerto. Succede in tutti gli studi d'affari e in particolare da Chiomenti, secondo studio italiano per fatturato e law firm italiana caratterizzata da una tradizionale riservatezza e da uno spiccato orientamento internazionale, che opera all'estero con sedi a New York, Londra, Bruxelles e in Asia.

Le sedi all'estero dei principali studi italiani (grafico interattivo)

«Uno studio di avvocati come il nostro deve avere la capacità di accompagnare e se possibile anticipare, le esigenze della clientela imprenditoriale che orienta e modifica l'attività a seconda dell'andamento dei mercati e dei comparti industriali». A parlare è il socio Carlo Croff, socio di riferimento dello studio, a cui spettano particolari compiti di controllo e di verifica sull'andamento della firm. Chiomenti è attivo in particolare sul fronte societario e finanziario. Recentemente, insieme allo studio americano Shearman & Sterling, ha presentato a Consob e Borsa Italiana la richiesta di quotazione di Philogen, che punta a lanciare il collocamento tra febbraio e marzo.

I professionisti dello studio hanno anche assistito Finanziaria Coin nella dismissione da parte di Financière Tintoretto e i fondi PAI della partecipazione indiretta nel gruppo Coin. Il posizionamento di uno studio legale indipendente ma allo stesso tempo molto orientato verso i mercati esteri non è un compromesso semplice. «La nostra leadership è riconosciuta all'Italia e all'estero. Abbiamo saputo crescere strutturandoci da un punto di vista organizzativo e di governance mantenendo per i profili qualitativi e la capacità innovativa l'eccellenza dei professionisti italiani», spiega Croff.

Un bis molto più difficile nei fatti che nelle parole. «Operiamo in un mercato in continua evoluzione. La sfida maggiore è assistere le imprese italiane che devono muoversi all'estero per cogliere le opportunità di mercati in cui la concorrenza è particolarmente forte». Italiani che hanno però background internazionale. Spiega Croff: «La presenza di avvocati che abbiano maturato esperienze professionali e di vita all'estero contribuisce a offrire servizi che soddisfano le imprese che vivono e si sviluppano in mercati internazionali». Tra questi servizi rientra la possibilità di poter seguire le imprese italiane che scelgono di quotarsi a Hong Kong.

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A livello internazionale lo studio ha infatti investito in particolare sulla Cina, dove Chiomenti opera con 44 professionisti nelle 3 sedi di Pechino, Shanghai e Hong Kong. Negli ultimi 24 mesi lo studio ha continuato l'implementazione di una strategia che guarda all'estero. «La costante attenzione e investimento nell'internazionalizzazione è stata accompagnata dalla crescita dell'attività in settori decisivi tra cui quello regolamentare, amministrativo, dell'energia e delle infrastrutture, con una particolare attenzione agli arbitrati internazionali e alla consulenza fiscale», spiega Croff.

Dal punto di vista strategico, spiega il socio di riferimento, «lo sviluppo in Asia è stata una sfida importante, affrontata con determinazione, e che oggi ci consente di essere un punto di riferimento per le aziende che intendono investire nella regione». Più in generale le scelte strategiche sono prese dai soci, dopo un'istruttoria dei soci gestori e un impulso del socio di riferimento, che ha anche il compito di valutare i possibili conflitti di ogni nuovo mandato.

«La governance è strutturata attraverso la suddivisione e il bilanciamento dei poteri tra diversi organi e funzioni, tutte affidate ai soci», spiega Croff. L'assemblea dei soci valuta le scelte strategiche di particolare rilievo, tra cui l'approvazione dei conti annuali, l'apertura di nuove sedi e la nomina dei soci. I soci gestori sono invece sei, ognuno responsabile di una specifica funzione. Il coordinamento dei dipartimenti è affidato a Francesco Tedeschini, l'amministrazione a Andrea Giannantonio, i sistemi a Giorgio Cappelli, gli affari generali a Luca Fossati, la supervisione dei collaboratori a Manfredi Vianini Tolomei e il marketing e lo sviluppo a Filippo Modulo.

«C'è inoltre un comitato quote, composto da nove soci diversi dai gestori, e ogni dipartimento e unità di business ha un responsabile», continua Croff. Una governance complessa per uno studio che, a differenza da altri player del mercato, ha già affrontato il fatidico ricambio generazionale in passato. «La crescita ha dimostrato che durante questi avvicendamenti è determinante coniugare con equilibrio il passaggio di consegne da parte di chi guida lo studio a chi è pronto ad accogliere la sfida della gestione», prosegue il socio.

Per questo motivo, a differenza di Bonelli Erede Pappalardo che ha da poco annunciato la decisione di accorciare la scala del lockstep per raggiungere la retribuzione massima consentita a un socio, Chiomenti sostiene che «la scala che i collaboratori devono salire per raggiungere la partnership non può essere a nostro avviso accorciata perché l'associazione è il momento finale di un processo di crescita». E se il lockstep garantisce una crescita preordinata dei soci favorendo l'equalizzazione della remunerazione in settori disomogenei, «i limiti», conclude Croff, «derivano dalle istanze collegate a voler vedere riconoscuti i differenti livelli di apporto. L'equilibrio tra lockstep e il riconoscimento di apporti straordinari ha sempre garantito al nostro studio una compattezza tra i soci».

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