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Questo articolo è stato pubblicato il 24 dicembre 2010 alle ore 07:29.
Una sorta di Second life per la quale non occorre iscrizione, ma dove tutti ormai ci muoviamo anche senza saperlo. Sono le banche dati del fisco dove dal prossimo anno i nostri "avatar" fiscali si arricchiranno di un altro elemento: le spese superiori a 3.600 euro per acquisti di beni e servizi. In pratica, dal maggio del 2011 quando si andrà in un negozio o si chiederà qualche prestazioni di servizi bisognerà sempre dare il codice fiscale se la somma pagata supera la soglia di 3.600 euro. Si tratta di milioni di segnalazioni (come si vede dalla tabella riportata qui accanto) che confluiranno nell'anagrafe tributaria.
La comunicazione andrà fatta per singola operazione (a meno che più operazioni non siano collegate tra loro) per cui se nel corso dell'anno al supermercato si spendono più di 3.600 euro, il fisco non avrà comunicazioni. Se si supera questa soglia in un unico acquisto sempre al supermercato quest'ultimo dovrà fare lo stesso l'acquisto. L'agenzia delle Entrate con questa manovra ha di mira più direttamente i beni di lusso (antiquariato, mobili, gioielli, beni artistici). Per alcuni beni il fisco riceverà due volte il dato, come nel caso delle barche o delle auto, ma questa volta le comunicazioni arriveranno dai privati e non più dal Pra o dalle capitanerie, per cui sarà possibile anche fare riscontri tra le due tipologie di dati. Peraltro alcuni beni di lusso potrebbero mettere subito in allarme il fisco nel caso di dichiarazioni a pieno titolo rientranti nella soglia di povertà più estrema: chi dichiara meno di quanto spende in una sola volta per gioielli, difficilmente potrà essere credibile per il fisco.
L'elenco dei dati relativi ai clienti sarà così trasmesso alle Entrate all'inizio dell'anno successivo a quello in cui sono state fatte le spese e attraverso il codice fiscale andranno ad "appesantire" il file dell'avatar fiscale di ciascuno. I dati comunicati a seconda della loro "consistenza" potranno essere usati per il cosiddetto spesometro e per il redditometro (si veda l'articolo in basso).
La sistemazione del redditometro distinto nettamente nel funzionamento dallo spesometro è stata fatta quest'anno dal Dl 78. Secondo Luigi Magistro, direttore centrale accertamento dell'agenzia delle Entrate: «La finalità dell'obbligo di comunicazione era duplice: da un lato si volevano colpire le frodi Iva, con la comunicazione dei dati dei rapporti tra soggetti Iva; dall'altro acquisire ulteriori elementi per il redditometro». Sotto la lente, quindi, agenzie di viaggio, palestre, circoli esclusivi e ogni altra spesa che permetta di riscostruire redditi attribuibili ai contribuenti. «In alcuni casi – afferma Magistro – i circoli sportivi sono costituiti in forma di associazioni. In questo caso non trattandosi di soggetti Iva non dovranno fare la comunicazione, ma quando facciamo controlli su questi soggetti per verificare se sono realmente enti non commerciali, acquisiamo lo stesso i dati ai fini del redditometro».