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Questo articolo è stato pubblicato il 27 dicembre 2010 alle ore 08:45.
Il fronte è compatto: dall'antitrust all'autorità per le comunicazioni, passando per il garante per l'energia, tutti non trovano giustificazioni al fatto che nella riforma dell'ordinamento forense, in discussione alla Camera, debba essere riservata agli avvocati l'esclusività della consulenza legale nelle cause stragiudiziali. Non si tratta di un obbligo: in buona sostanza, la norma lascia al cittadino la strada di difendersi da solo. Se, però, decidesse di farsi assistere, a quel punto non potrebbe che bussare alla porta di uno studio legale.
Alle autorità – che in tempi diversi hanno espresso le loro profonde perplessità a governo e parlamento; da ultimo, a inizio dicembre, si è pronunciata l'authority per l'energia e il gas – si aggiungono le riserve delle associazioni di consumatori. È soprattutto a loro, infatti, che ora i cittadini si rivolgono per chiedere assistenza nelle conciliazioni. Un servizio spesso a costo zero o che, tutt'al più, può comportare i 20-30 euro del prezzo della tessera di iscrizione all'associazione. E che invece – se la riforma forense dovesse essere approvata così come è uscita dal Senato – conoscerebbe un sensibile aumento delle spese. «Perché – spiega Liliana Ciccarelli, responsabile del settore conciliazione di Cittadinanzattiva e coordinatrice del l'ultimo rapporto sulle cause stragiudiziali – l'avvocato applicherà l'onorario professionale, che varia in base al valore della controversia. Da considerare, inoltre, che con la riforma forense il tariffario viene riformulato e si propone una voce ad hoc per l'assistenza nelle mediazioni e conciliazioni».
Ma c'è di più. Si tratta di un elemento rilevato dall'autorità per le comunicazioni: nella segnalazione inviata dal presidente Corrado Calabrò al governo si punta il dito anche sulle maggiori spese che il consumatore dovrebbe sopportare quando il tentativo di conciliazione dovesse svolgersi, per esempio, presso la stessa Agcom. E dunque, a Napoli, dove l'autorità ha sede. Infatti, non tutti i comitati regionali per le comunicazioni (Corecom) – a cui gli utenti devono obbligatoriamente rivolgersi prima di andare dal giudice nel caso, per esempio, di problemi con le bollette, di poca trasparenza delle tariffe, di servizi attivati in ritardo – sono abilitati per svolgere l'appello.