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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2011 alle ore 08:49.

ROMA - Spazio all'indennizzo ai familiari delle vittime della strage di Nassiriya. La Cassazione ha accolto ieri il ricorso presentato e ora la Corte d'appello di Roma dovrà stabilire il risarcimento in precedenza negato. In particolare, la Seconda sezione penale della Cassazione ha annullato, con rinvio alla Corte d'appello civile di Roma, la sentenza con la quale, il 24 novembre 2009, i risarcimenti erano stati negati ed erano stati definitivamente assolti, sul piano penale, i generali Bruno Stano e Vincenzo Lops, accusati di non aver predisposto adeguate misure di sicurezza a Base Maestrale. Ora l'accoglimento in sede civile richiama in causa il solo Stano.
Per gli ufficiali, comunque, non ci sarà alcun nuovo processo perché la loro assoluzione non era stata impugnata dalla Procura. Nella strage di Nassiriya, il 12 novembre 2003, un camion kamikaze esplose provocando la morte di 12 carabinieri, 5 soldati e due civili italiani, mentre altre 140 persone rimasero ferite. Nell'esplosione persero la vita anche alcuni civili iracheni.
«Questa è una grandissima vittoria morale perché le famiglie delle vittime di Nassiriya non hanno mai chiesto il "vil denaro", ma hanno combattuto per l'accertamento della verità. Anche quando eravamo soli, perché la Procura militare non ci seguiva, e anche quando il governo ha fatto leggi contro di noi». È questo il commento a caldo dell'avvocato Francesca Conte che ha ascoltato, in aula, la lettura del verdetto. «Resta un solo rammarico, ossia che la Procura militare non abbia fatto ricorso in Cassazione, insieme a noi, contro le assoluzioni».
L'udienza si era svolta lo scorso 30 novembre e la Procura, rappresentata dal sostituto procuratore militare Francesco Gentile, aveva chiesto l'annullamento ai soli fini civili anche del proscioglimento del generale Vincenzo Lops. In primo grado, insieme a Stano, era stato chiamato in giudizio anche Lops, subito prosciolto perché, già dall'ottobre del 2003, non era più responsabile del contingente italiano in Iraq. Stano, invece, era stato condannato a due anni di reclusione dal gip di Roma, il 20 dicembre 2008. Ma in appello, il 24 novembre 2009, era stato scagionato pure lui. La circostanza che la procura militare non abbia impugnato la sua assoluzione, come in primo grado quella di Lops, ha determinato il passaggio in giudicato dei proscioglimenti. Ma la legge consente alle parti lese di ricorrere in Cassazione, ai soli fini risarcitori, contro le assoluzioni. E così hanno fatto i familiari dei caduti. Adesso che la Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza d'appello, il generale Stano sarà chiamato al risarcimento e, a sua volta, potrebbe chiamare in causa il ministero della Difesa. «A meno che – spiega l'avvocato Conte – il ministro Ignazio La Russa, che finora ha ignorato le nostre richieste, non decida di accoglierle e raggiungere un accordo».
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