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Norme e Tributi Lavoro

Anche per gli avvocati il brand conta. Così il marchio legale spinge il fatturato

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Questo articolo è stato pubblicato il 25 gennaio 2011 alle ore 18:59.

Baker & McKenzie, Clifford Chance e Freshfields Bruckhaus Deringer. Sono questi i tre brand più forti e riconosciuti tra gli studi legali nel mondo. Lo rivela una ricerca condotta su 604 multinazionali della società di marketing Acritas , che ha appena lanciato lo sharplegal global elite brand index, un indice che misura il valore e la percezione dei brand delle law firm considerando quattro parametri: la diffusione del brand, la positività associata al nome e al logo, la percezione internazionale e quella relativa all'attività di litigation. Per uno studio legale, investire sul prorpio brand non è solo una questione di reputazione. I primi marchi della classifica hanno infatti registrato negli ultimi anni una crescita del 50% superiore a quella dei loro competitor.

Gli avvocati d'affari raccontati dai protagonisti (serie di articoli a cura di Chiara Albanese)

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I consulenti che hanno lavorato al progetto dichiarano che gli studi con una forte percezione del brand hanno più possibilità di mantenere invariata la crescita nel tempo, e l'importanza del marketing è crsciuta ulteriormente con la globalizzazione di questo mercato in cui gli stessi player sono presenti in diversi paesi. Tra le caratteristiche che accomunano i primi 15 studi premiati dalla classifica ci sono infatti la loro presenza internazionale e la pubblicazione periodica di newsletter e materiale informativo che rafforzano e diffondono il logo associato con il nome dello studio. Il brand non rappresenta infatti soltanto la qualità del servizio offerto dallo studio, ma anche il contesto in cui la law firm opera, i suoi valori etici, la sua apertura al mercato a la tipologia di clienti seguita.

Messaggi che vengono inviati continuamente ai clienti, anche se lo studio non ha investito sulla propria immagine in modo ragionato. Anche in Italia gli studi stanno iniziando a capire l'importanza di un brand con una forte reputazione e una visibilità internazionale, come spiega Federico Sutti, managing partner in Italia dello studio Dla Piper, settimo in classifica.

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Tags Correlati: Chiara Albanese | Clifford Chance | Federico Sutti | Freshfields Bruckhaus Deringer | Italia | Normativa sui marchi e brevetti

 

«La maggior parte degli studi in Italia ha investito nel brand negli ultimi anni. I risultati sono indubbiamente diversi. In alcuni casi la percezione è inferiore alla realtà che esprime lo studio, in alcuni casi è vero il contrario», spiega, aggiungendo che l'importanza del brand è collegata alla capacità di uno studio di farsi trovare sul mercato per la tipologia di servizio offerta.

«In Italia è ancora molto importante il rapporto personale con il cliente, mentre elevare il brand significa "istituzionalizzare" l'attività di uno studio», continua Sutti. Il brand può essere sviluppato con diverse attività. «Sicuramente il lavoro qualitativo è importante per dare contenuto a un brand. Le attività promozionali e pubblicitarie servono invece ad aumentare la brand awareness, che non sempre si trasduce in posizionamento qualitativo», precisa l'avvocato.

Dla Piper si avvale per esempio di una società esterna per la valutazione della veste grafica delle pubblicazioni dello studio e per verificare che il messaggio che il brand trasmette sia coerente con la filosofia di posizionamento globale della law firm. Ma Sutti tiene a precisare: «Nel posizionamento di un brand, per una struttura professionale è indispensabile la qualità del lavoro senza la quale qualsiasi altra attività di supporto sarebbe vana».

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