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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2011 alle ore 07:47.

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Comunicazione solo per chi paga in contantiComunicazione solo per chi paga in contanti

Il fisco sulle tracce delle spese dei contribuenti, ma con un alleggerimento per i soggetti Iva che dovranno fornire all'agenzia delle Entrate i dati dei loro clienti per transazioni superiori ai 3.600 euro. Da queste ultime comunicazioni, che sono ormai comunemente associate allo "spesometro", infatti potrebbero essere escluse quelle di cui l'amministrazione finanziaria è già in possesso. In pratica ne sarebbero escluse quelle legate alle transazioni con moneta elettronica o altro mezzo di pagamento già tracciato. In questo modo l'attenzione si sposterebbe prevalentemente sulle transazioni in contanti.

In questo modo si potrebbe quindi evitare di appesantire il lavoro di commercianti e uffici tributari con dati-fotocopia e comunicazioni doppie. La possibilità di un intervento in questo senso è stato annunciato ieri dal dallo stesso direttore delle Entrate Attilio Befera, il quale ha precisato come l'Agernzia stia, appunto, «valutando di escludere la comunicazione dei dati fiscali per chi effettua gli acquisti con carte di credito e di debito che sono già tracciate, quindi conservando l'obbligo solo per chi paga in contanti». Befera quindi spiega che l'intervento di alleggerimento delle comunicazioni dei contribuenti potrebbe avvenire attraverso una modifica normativa che l'agenzia intende proporre, anche tenendo conto del fatto che queste operazioni rappresentano il 4,5% del totale.

A questo proposito già a Telefisco il direttore dell'Agenzia aveva spiegato che l'obbligo di tracciare le spese alla fine avrebbe finito per aggiungere a quanto dichiarato dal fisco solo le transazioni in contanti (si veda «Il Sole 24 Ore» del 27 gennaio scorso).

È chiaro che questa, come altre correzioni, appaiono funzionali a ridurre l'impatto dell'obbligo di comunicazione delle operazioni rilevanti, in armonia con le indicazioni dell'articolo 21 del decreto legge n. 78/10 (convertito con modificazioni dalla legge n. 122), il quale ha imposto espressamente che con l'introduzione dello spesometro sia limitato «al massimo l'aggravio per i contribuenti».

Gli acquisti dei consumatori saranno registrati dal prossimo mese di maggio, in sostanza, in caso di acquisti superiori ai 3.600 euro compresivi di Iva. Si tratta dei dati appunto relativi alle transazioni con i consumatori finali (quelle business to business infatti sono da comunicare già dalla soglia di 3mila euro e il relativo obbligo di comunicazione è partito dal 1° gennaio scorso), che forniscono all'amministrazione finanziaria dati che quest'ultima può "spendere" per l'accertamento sintetico, sia che venga fatto nella più propria forma dello spesometro, sia che avvenga utilizzando il redditometro.

Lo spesometro, si ricorda, è la modalità utilizzata quando l'imputazione al contribuente di un reddito pari alle spese sostenute permetta già di superare la franchigia del 20 per cento rispetto al reddito dichiarato. Il redditometro invece prevede una proiezione su base statistica a partire da alcune spese "sentinella" che permettono di ristruire il reddito dal tenore di vita. (M.Bel. e An.Cr.)

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