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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2011 alle ore 06:43.

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Chi si attendeva una passeggiata per il nuovo presidente della conferenza dei rettori rimarrà deluso. Le danze per il primo presidente Crui dell'era post-riforma Gelmini si sono aperte nei giorni scorsi con le dimissioni anticipate di Enrico Decleva, rettore della statale di Milano, che ha tagliato i tempi dell'addio per dare alla conferenza un nuovo presidente fresco di nomina nella fase cruciale in cui si preparano i decreti attuativi dei nuovi ordinamenti. L'appuntamento è per il 7 aprile, e per i 79 rettori che dovranno indicare il nuovo presidente si annuncia un conclave incandescente. Il primo a proporsi è stato Marco Mancini, classe 1957, glottologo, rettore a Viterbo e segretario generale della stessa Crui. Nella lettera ai colleghi, Mancini parte dalla «lunga esperienza maturata in diversi ruoli all'interno della conferenza», e ha ragione. Oggi sta svolgendo il quarto mandato da rettore a Viterbo, nell'ateneo che guida dal 1999: dodici anni, il doppio del tetto massimo ai mandati introdotto dalla riforma Gelmini appena approvata. Grazie al cambio di ordinamenti, che chiede a tutti gli atenei di riscrivere entro giugno i propri statuti, il suo mandato potrà arrivare al 2012, perché il passaggio di consegne dei rettori che superano i nuovi limiti di mandato deve avvenire l'anno dopo la riforma degli statuti. Quella che all'inizio sembrava un'elezione tranquilla di un presidente di transizione, però, rischia di trasformarsi in una contesa infuocata: il candidato alternativo è arrivato puntuale e ha preso le vesti di Attilio Mastino, rettore a Sassari (al primo mandato: scadrà nel 2014), che ha accompagnato la propria discesa in campo con un j'accuse a tutto campo; alla conferenza, la cui risposta «agli attacchi subiti dall'università» è stata «inadeguata e deludente, debolissima»; al ministro Gelmini, che «da tempo diserta le riunioni della conferenza»; alla riforma, macchiata da «evidenti limiti» che hanno alimentato «il grido del vasto e significativo movimento di protesta di dicembre». Un candidato «di rottura», insomma, in una conferenza che ha abbandonato il suo tradizionale tran tran accademico. La prova della riforma è stata dura, più di un rettore (il primo è stato Ezio Pellizzetti a Torino) ha chiesto al «proprio» senato di non versare più le quote associative, e i vertici delle università si aggregano sempre di più in alleanze estranee alle forme istituzionali: l'ultima quella dei «rettori del Sud», che nei giorni scorsi si sono riuniti in Crui per chiedere «pari opportunità» con le università dei territori più ricchi.
gianni.trovati@ilsole24ore.com
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