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Questo articolo è stato pubblicato il 13 aprile 2011 alle ore 08:16.

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Il 36% scova tre miliardi di nero. Dall'intreccio dei dati l'individuazione delle imprese che evadono le imposteIl 36% scova tre miliardi di nero. Dall'intreccio dei dati l'individuazione delle imprese che evadono le imposte

MILANO - Cosa hanno in comune la balcanizzazione delle partite Iva, la stretta sulle società "apri e chiudi" e le ristrutturazioni edilizie? La risposta è in una percentuale: 36 per cento. L'enigma l'ha risolto la Guardia di Finanza che, dal 2006 a oggi, è riuscita così a riportare alla luce 3,7 miliardi di euro, tra imposte dirette e Iva, sottratti a tassazione nel settore delle ristrutturazioni. Si tratta, peraltro, di un bilancio parziale.

I reparti delle Fiamme Gialle, infatti, stanno avviando proprio in questi giorni una nuova tornata di controlli e nel mirino sono già finite diverse migliaia di imprese edili "selezionate" dal Nucleo speciale entrate.

«Il meccanismo della frode – spiega il colonnello Flavio Aniello, alla guida del Nucleo – è consolidato. Nella maggioranza dei casi ci troviamo di fronte a imprese che eseguono i lavori e li fatturano regolarmente, e a clienti che effettuano la dichiarazione preventiva e il bonifico per poter beneficiare dell'agevolazione del 36 per cento. Il problema sorge dopo, quando cioè le imprese che hanno incassato i pagamenti dovrebbero dichiarare i guadagni percepiti e versare le imposte. Cosa che, come abbiamo riscontrato, non sempre viene fatta puntualmente».


Per scoprire i proventi delle ristrutturazioni fatturati ma non dichiarati alla Gdf è "bastato" incrociare l'immenso magazzino di dati relativi alle richieste del 36%, custodito presso il Centro operativo di Pescara, con il database sulle dichiarazioni dei redditi dell'anagrafe tributaria. «Ci siamo accorti a quel punto – spiega Aniello – di numerose incongruenze. Avevamo, in altre parole, da un lato la denuncia di un lavoro fatto da un certa impresa e pagato dal committente e, dall'altro lato, la dichiarazione presentata da quell'impresa con ricavi nettamente inferiori al volume dei pagamenti o addirittura nessuna dichiarazione».

Quando i controlli si spostano sul territorio però la faccenda si fa più complessa. «Non di rado – sottolinea Aniello – si tratta di imprese fantasma che hanno già chiuso i battenti. Per cui non è facile recuperare soldi. È un fenomeno noto che s'intreccia con la proliferazione delle partite Iva, che nascono e muoiono, soprattutto, dobbiamo dirlo, per iniziativa di cittadini stranieri. È evidente che più sono le partite Iva più arduo è il controllo».

Nonostante queste difficoltà la Gdf, nell'ambito dell'operazione «Pandora», ha messo a segno in questi 5 anni circa 11mila controlli, scoprendo in due casi su tre un evasore totale, e più di 13mila lavoratori irregolari o in nero, in un comparto in cui il sommerso significa anche condizioni di lavoro che espongono gli operai al rischio di infortuni gravi. Scoperchiare il vaso dell'industria delle ristrutturazioni ha significato riportare a tassazione 3,2 miliardi di euro di base imponibile, 473 milioni di Iva e Irap per un importo pari a 1,7 miliardi. Mediamente, a dimostrazione dell'efficacia del metodo messo in campo grazie all'incrocio dei dati, ogni verifica ha permesso di contestare circa 300mila euro occultati al Fisco.

La Guardia di Finanza in futuro avrà a disposizione nuove armi per contrastare gli abusi, come il giro di vite sulle imprese apri e chiudi. Ma effetti importanti per prevenire le frodi sono attesi soprattutto dalla disposizione sul contrasto di interessi per gli intemediari introdotta lo scorso anno sempre dal decreto legge 78. Questa norma (articolo 25) impone, dal 1° luglio 2010, alle banche e alle Poste di operare una ritenuta del 10% dell'imposta sul reddito dovuta dai soggetti ai quali vengono accreditati bonifici da parte di contribuenti che intendono poi beneficiare di detrazioni o di altri aiuti analoghi. Un filtro su misura, insomma, che dovrebbe ridurre il pericolo di perdere gettito imponibile. «I controlli che saranno realizzati quest'anno – conclude, però, Aniello – arriveranno fino al 2009. Quindi questi strumenti, per il momento, non potranno essere adoperati. Ci aspettiamo però che svolgano una funzione di compliance e di deterrenza, incentivando solo comportamenti virtuosi».

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