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Questo articolo è stato pubblicato il 13 aprile 2011 alle ore 10:11.
Rischio-paralisi per la giustizia civile. La decisione del Tar Lazio di sollevare alla Consulta la questione di legittimità sul regolamento della conciliazione registra la soddisfazione del Consiglio nazionale forense e dell'Avvocatura. E l'appello trasversale delle associazioni dei legali a sospenderne l'obbligatorietà.
«È una decisione importante – ha spiegato il presidente del Cnf, Guido Alpa – che conferma i dubbi da noi sollevati. Un conto è la mediazione scelta volontariamente dalle parti, altro conto l'obbligo di effettuare il tentativo».
«È necessario sospendere l'obbligatorietà della mediaconciliazione – ha affermato il presidente dell'Oua, Maurizio De Tilla –. Il ministro Alfano non può fare finta di niente, la giustizia civile è a rischio caos: si modifichi questo pericoloso pasticcio italiano».
«Per questo – ha aggiunto il presidente dell'Unione Camere civili, Renzo Menoni – diviene ancora più importante l'astensione dalle udienze di domani e dopodomani, per dare un segnale forte».
L'appello per «un'immediata sospensione della conciliazione, a rischio di incostituzionalità» lo solleva anche Ester Perifano, dell'Anf.
Mentre – in controtendenza – «La pronuncia del Tar non ha cambiato nulla – sottolinea Lorenza Morello, presidente di Avvocati per la mediazione (Apm) –. Se il Tar avesse ravvisato profili sostanziali avrebbe sospeso l'esecutività della legge. Cosa che non è avvenuta».
«Mi auguro – ha affermato il presidente del Consiglio nazionali dei commercialisti, Claudio Siciliotti – che non si interrompa il percorso virtuoso intrapreso. Definire la conciliazione come lesiva del diritto di difesa sarebbe un po' come dire che per tutelare il diritto alla salute un paziente con l'influenza deve sempre essere ricoverato e piantonato da un medico».
«L'obiettivo dell'Oua – ha dichiarato Marco Rigamonti, presidente dell'Aidc, che ha sostenuto, presso il Tar Lazio, il controricorso alle argomentazioni dell'Oua – è quello di snaturare l'istituto, non di migliorarlo. Ci auguriamo che la Consulta non tradisca l'intenzione del legislatore. La mediazione è partita già con ottimi risultati. Sarebbe folle – ha concluso Rigamonti – in un Paese già avaro di riforme tornare indietro per basse ragioni corporativistiche».
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