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Questo articolo è stato pubblicato il 22 aprile 2011 alle ore 07:34.

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Bene le parole del ministro Tremonti sull'eccessiva oppressione fiscale nei confronti delle imprese. «Siamo ovviamente molto d'accordo. Ma ora si passi ai fatti», esorta la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. «Se l'avessimo detto noi, saremmo passati per quelli che non vogliono controlli. Le aziende devono essere controllate e le regole rispettate, ma in Italia ci sono troppi enti, più di dieci, da Equitalia alle Asl, fanno controlli sovrapposti, rendono difficile la vita delle imprese».

E la presidente di Confindustria cita alcuni numeri: nel 2010 ci sono stati 1,5 milioni di controlli fiscali, 300mila sul lavoro. Troppi, non sono nemmeno utili. Vanno ridotti e resi efficaci.

È ancora più evidente, quindi, l'urgenza di mettere mano a una semplificazione. «Occorre una decisione chiara da parte del Governo. C'è un'oppressione burocratica forte. C'è pronto un pacchetto che riguarda semplificazioni importanti per ambiente, privacy e altro. Auspichiamo che il decreto venga approvato finalmente nel giro delle prossime settimane», ha aggiunto la presidente di Confindustria, che ieri ha rilanciato anche il tema della scarsa crescita, condividendo l'analisi del Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi: «È troppo tardi tornare ai livelli di Pil del 2007 solo nel 2014. Accanto alla necessità del governo di ridurre il deficit e puntare all'equilibrio di bilancio, occorre fare di più per la crescita».

Sono temi che ha affrontato ieri mattina, a Firenze, in occasione dell'ultimo road show sul territorio, in preparazione delle Assise del 7 maggio, a Bergamo. E poi, nel pomeriggio, all'assemblea degli industriali di Ancona. Proprio nel videomessaggio sul sito della confederazione, in vista delle Assise, la Marcegaglia aveva affermato che «gli imprenditori non si sono mai sentiti così soli». Una frase che ha smosso la politica: «Si è aperto un dibattito. Noi abbiamo formulato alcune richieste, se saranno accolte, sarà l'avvio di un percorso per il rilancio della competitività», ha detto la presidente di Confindustria, sottolineando che le imprese «non chiedono sussidi, ma più mercato, liberalizzazioni, meno Stato nell'economia, semplificazioni, il piano per il Sud, utilizzando una parte dei soldi non spesi per il credito d'imposta destinato alla ricerca».

Serve un progetto a medio termine per il Paese. Nelle Assise (il giorno prima si riunirà il Comitato centrale della Piccola industria di Confindustria) gli industriali ne discuteranno a porte chiuse: «Vogliamo capire quali sono le sfide per noi, ma vogliamo anche essere propositivi con il Governo e i sindacati. Da Bergamo verrà fuori un'agenda per il Governo e la politica su cosa fare per crescere e dare un futuro ai giovani, specie a quei due milioni che non studiano, non cercano lavoro, non hanno un posto di lavoro». La «sfida» dovrà riguardare anche le relazioni industriali: «Siamo per una maggiore modernizzazione e flessibilità, mantenendo però un clima di coesione sociale nel Paese».

L'Italia, guardando le previsioni, è indietro nella crescita: nel 2011 il Pil salirà dell'1%, contro il 2,8-3% della Germania e l'1,8% della media europea. «Siamo ancora lontani dal 2% sollecitato da Confindustria, necessario per rimettere in moto il Paese».

Altro aspetto importante, l'Italia investe troppo poco in innovazione, sia come pubblico che dal privato, c'è un calo di investimenti nelle infrastrutture, che si aggiunge al gap infrastrutturale, «dobbiamo avere regole certe per attrarre investimenti privati, più project financing, con tempi e regole definite». Anche perché se l'Italia non cresce, non potrà nemmeno calare la disoccupazione: l'emorragia di posti di lavoro, secondo la Marcegaglia, è terminata, ma non c'è ancora una solida ripresa dell'occupazione. Il Centro studi di Confindustria stima un +0,2%, ha detto la Marcegaglia, ma con una crescita dell'interinale: «Non siamo quindi di fronte a una svolta strutturale».

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