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Questo articolo è stato pubblicato il 27 aprile 2011 alle ore 06:42.

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Da Enelpower a ThyssenKrupp. Passando per Popolare italiana e Telecom Sparkle e Fastweb. Il decreto 231 si è rivelato un'arma importante per fronteggiare la criminalità economica (e non solo). La prima pronuncia di forte impatto è arrivata nella primavera del 2004, quando il Gip di Milano Guido Salvini ha deciso l'interdizione in via cautelare, per un anno, dalla contrattazione con la Pa nei confronti di Siemens Ag, coinvolta nello scandalo Enelpower (tangenti per ottenere gli appalti per l'installazione di turbine a gas).
Sempre a Milano, nel marzo 2007, è arrivata la prima condanna al termine del dibattimento. A essere sanzionata con una pena pecuniaria di 75mila euro e un anno di interdizione da commesse pubbliche, oltre alla confisca di un milione di euro considerato frutto del reato, è stata MyChef, società che opera nel settore della ristorazione e dei buoni pasto, riconosciuta colpevole di corruzione. E nel 2007, il tribunale di Milano, nella vicenda relativa all'aggiotaggio manipolativo di azioni Unipol che vide interessata anche Fondazione Mps, il Gip di Milano prese in considerazione direttamente l'interesse dei gruppi societari, e non tanto del singolo ente, alla commissione di reati.
Ma il decreto 231 ha giocato un ruolo importante anche dopo l'estate dei "furbetti del quartierino", conducendo alla revisione dei modelli organizzativi, determinante nella "concessione" del patteggiamento da parte del Gip Clementina Forleo di cui beneficiò nell'ottobre del 2007 la Banca popolare italiana (ex Bpl della gestione Fiorani).
Nel gennaio 2008, in un processo che vedeva coinvolti per corruzione alcuni funzionari dell'agenzia delle entrate, il Gup ammise la costituzione di parte civile proprio per l'Agenzia, modificando in questo senso un'orientamento che aveva visto, per esempio, negare la costituzione alle migliaia di risparmiatori interessati sempre a Milano al processo nei confronti degli istituti di credito per il default Parmalat (è di pochi giorni fa il proscioglimento delle banche in primo grado).
È poi l'ottobre del 2008 quando il tribunale di Milano, intervenendo sul versante civile, sanziona, con una pronuncia destinata a fare molto discutere, gli amministratori di una società per non avere adottato i modelli organizzativi: non esiste un obbligo, sostengono le difese; è un segnale di mala gestio replicano i giudici.
La pronuncia della primavera 2009, con la quale venne condannato, tra altro, Calisto Tanzi a 10 anni e sanzionate le società di revisione, precisò la natura della responsabilità di queste ultime (le Sezioni unite penali dovranno pronunciarsi a giugno sulla possibilità di continuare ad applicare il decreto 231 ai revisori anche dopo la riforma dell'anno scorso). Nel novembre 2009 poi il tribunale di Milano ha per la prima volta riconosciuto l'efficacia dei modelli organizzativi, prosciogliendo Impregilo che li aveva adottati tempestivamente.
Infine le vicende Fastweb e Telecom Sparkle con la richiesta di commissariamento, e il relativo dibattito sull'invasività della domanda, avanzata dalla procura di Roma e la decisione di cambiare la richiesta originaria dopo le garanzie fornite dalle società quotate e la condanna di ThyssenKrupp per i sette morti sul lavoro del dicembre 2007 a Torino
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