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Questo articolo è stato pubblicato il 30 aprile 2011 alle ore 09:33.

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Erano tantissime ma sono ancora tante. Le case fantasma, sin dalla loro prima evocazione, nel lontano 2003, si tiravano dietro le catene dell'abusivismo edilizio. Non tutte, certo, ma molte. E i numeri alla fine stanno dando ragione ai più pessimisti: lunedì scadrà l'ultimo termine per regolarizzarle ma è molto probabile che ne mancheranno all'appello circa 700mila. Intese come unità immobiliari, quindi gli edifci veri e propri potrebbero essere decisamente meno. Ma per dare un'idea, messe tutte insieme avrebbero le dimensioni di una cittaduzza come Napoli.
Le prime avvisaglie sono state date dal nostro giornale già nel 2003: dal confronto tra le abitazioni rilevate nel consimento Istat del 2001 e quelle ufficialmente assoggettate a Ici emergeva un'impressionante discrepanza: in pratica risultavano 2,7 milioni di abitazioni «probabilmente abusive». Guarda caso, le unità immobiliari che, secondo le stime derivanti dai dati forniti dall'agenzia del Territorio, sono adesso oggetto della campagna di controlli, sono 2,8 milioni.

Comunque l'idea di ricondurre alla legalità il mattone clandestino era diventata concreta solo con la Finanziaria 2005 (legge 311/2004): qui erano stati elaborati strumenti per coinvolgere i Comuni (diretti interessati alla riscossione dell'Ici) con indagini mirate alla singola unità e su intere microzone catastali ed era stata data via libera ai rilievi aereofotogrammetrici. Milioni di immagini dall'alto avevano rimappato l'Italia: dalla sovrapposizione di queste foto con le carte catastali erano emersi 2 milioni di «particelle», cioè appezzamenti di terreno, su cui risultavano edifici fuori posto. La stima era, appunto, quella di 2,8 milioni di unità immobiliari da regolarizzare. A oggi, dopo aver considerato che una certa aliquota di case fantasma rappresenta in realtà tettoie o fabbricati rurali non accatastabili, restano circa 2 miloni di unità, delle quali, entro lunedì, si stima che circa 1,3 milioni saranno state regolarizzate. Ne resterebbero quindi 700mila, moltissime delle quali abusive. Una cifra comunque incredibile per un Paese civile.

Come è potuto accadere? Va detto che questa storia si intreccia a quelle dei condoni edilizi. Dopo la mega sanatoria del 1985, infatti, gli italiani non hanno affatto perso il vizio del mattone fuorilegge. Così, dato che i successivi condoni erano comunque meno generosi, più macchinosi e più costosi, moltissimi hanno scelto di restare nell'ombra, nella sicura convinzione che il Comune non avebbe mai fatto nulla. Convinzione rivelatasi esatta: praticamente nessuna casa abusiva è mai stata abbattuta una volte edificata. Il che è avvenuto quasi sempre fuori dai centri urbani, dove un minimo di sorveglianza c'è: e infatti le case fantasma nei Comuni capoluogo sono, in genere, pochissime.
Così, però, la massa è cresciuta come una metastasi edilizia sui terreni in campagna e sulle coste e in un quarto di secolo ha raggiunto le incredibili proporzioni definite dalle indagini del Territorio. Ora, però, quando queste 700mila case verranno raggiunte dalle rendite e dalle tasse, i Comuni dovranno farci i conti e, se irregolari, abbatterle. Cioè fare quello che avrebbero dovuto fare da sempre.
Sa.Fo.

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