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Questo articolo è stato pubblicato il 07 maggio 2011 alle ore 08:15.

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Portare in fondo la riforma della professione prima del termine della legislatura, modificare la contestatissima legge sulla mediazione, rivedere il testo sullo smaltimento dell'arretrato in accordo con i legali. Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, tende una mano all'avvocatura dando forma pubblica agli impegni e alle rassicurazioni anticipati agli organismi rappresentativi della professione (si veda Il Sole 24 Ore del 30 aprile). Ospite del convegno «Costruire la riforma», organizzato dall'Unione delle Camere penali proprio nel giorno dello sciopero dei penalisti (che secondo il presidente Valerio Spigarelli ha coinvolto il 90% dei colleghi), il ministro è stato metaforicamente tirato per la giacca dal segretario del Consiglio nazionale forense, Andrea Mascherin, che aveva invitato Alfano a dar corso ai buoni propositi. «Prendiamo atto con soddisfazione delle risposte che il ministro della Giustizia ci ha dato oggi – ha dichiarato Mascherin – rilanciando il suo impegno a portare in porto entro la legislatura la riforma dell'ordinamento professionale forense, che mira a una maggiore qualificazione dell'avvocatura, riforma che oggi langue in Parlamento». Risposte non meno attese dall'avvocatura erano quelle sulla mediaconciliazione, istituto che dall'entrata in vigore, 40 giorni fa, ha provocato un'ondata di proteste mai vista tra i legali. Il ministro si è detto «pronto anche a trovare una soluzione ragionata e ragionevole» alla questione mediazione, che, evidenzia il Cnf, «ha sollevato tanti dubbi di costituzionalità e di fondatezza nel merito da parte dell'avvocatura, come sottolineato in tante occasioni dal Consiglio nazionale forense».
Quanto alla riforma costituzionale della giustizia, al centro dell'intervento di Alfano, Mascherin ha sottolineato che la categoria «è per la separazione delle carriere ma altri capitoli dovranno essere affrontanti con molta prudenza, come l'obbligatorietà dell'azione penale e l'autonomia della polizia giudiziaria. Quanto poi alla disciplina della responsabilità civile dei magistrati, riteniamo che debba essere regolamentata tenendo conto della delicatezza della funzione».
Anche i penalisti dell'Ucp vogliono che si discuta «in maniera pacata e costruttiva» della riforma della giustizia, cioé fuori dal «fuoco della polemica politica».
Una riforma che i penalisti apprezzano perchè si tratta di «una proposta per la prima volta completa e che ha gambe per camminare» anche perchè contiene scelte per le quali i penalisti si battono da anni, a cominciare «dalla separazione delle carriere, che riguarda la qualità della giustizia», sottolinea Spigarelli, ma anche la previsione di due Csm. «Dei dettagli si può discutere ma va rigettata la propaganda: niente niet dai magistrati» ha aggiunto il presidente dei penalisti, certo che «alla lunga la riforma sarà portata a casa».
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