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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2011 alle ore 08:11.

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Adesso sarebbe troppo facile scrivere che hanno perso tutti. Il ministro Alfano, che aveva sinora dimostrato una buona tempra nello sfidare l'avvocatura su un terreno delicato, sino a prendersi una contestazione senza precedenti al Congresso forense di Genova a novembre. I cittadini e le imprese, che potevano contare su uno strumento a costi limitati per provare, almeno provare, a risolvere le controversie in tempi un po' più consoni a un Paese civile. Le altre professioni, che si erano spese per costituire organismi di mediazione nelle materie di competenza. Gli stessi avvocati, non sempre in grado di sfuggire a tentazioni corporative e che comunque adesso sono profondamente spaccati.


In realtà, anche a volere evitare malizie e polemiche, l'accordo che ha iniziato a prendere forma al ministero rappresenta alla fine solo una tappa (l'ultima?) di una serie di passaggi che hanno via via svuotato di contenuti e incisività quella che era stata presentata come una riforma epocale, in grado di contribuire a rianimare l'ansimante macchina della giustizia civile. Una riforma come elemento qualificante di un più ampio pacchetto di interventi costituito dalla riscrittura di parti del Codice civile, in vigore da poco meno di due anni, e dal piano di smaltimento dell'arretrato ancora in discussione in Parlamento.


All'inizio ci si era messa la mancata obbligatorietà della proposta da parte del mediatore, che avrebbe permesso al giudice del successivo (eventuale) procedimento di meglio apprezzare la condotta delle parti; poi la partenza a singhiozzo, con il rinvio all'anno prossimo della conciliazione nei settori cruciali del condominio e dei risarcimenti da incidente stradale. Adesso viene introdotto l'obbligo di assistenza legale nel corso di tutti i procedimenti di mediazione che, se può trovar ragione nella necessità di assicurare una piena tutela dei diritti dei clienti, avrà come effetto l'aumento dei costi, anche nel caso di tariffe calmierate.


Dalla nottata delle intese a sorpresa l'avvocatura porta a casa certo anche altri risultati di rilievo, come il coinvolgimento nel piano di smaltimento arretrato. Ma se a tutto questo dovesse essere aggiunta l'esclusione dal tentativo obbligatorio di conciliazione anche delle controversie di valore superiore ai 5mila euro, allora gli ambiziosi propositi con cui era partito il Governo lascerebbero spazio a una sapore più amaro, quello delle occasioni perdute.

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