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Questo articolo è stato pubblicato il 20 maggio 2011 alle ore 07:46.

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Un modello funzionante quello delle agenzie fiscali, anche se non esente da qualche ombra. È questo il bilancio che emerge dall'inchiesta de «Il Sole 24 Ore» delle settimane scorse sul decennale delle agenzie fiscali, ieri "celebrato" a Roma alla presenza del ministro dell'Economia Giulio Tremonti.

In termini di flessibilità ed efficienza le agenzie sono casi di eccellenza. Come spiega Claudio Siciliotti, presidente dei dottori commercialisti: «Le agenzie sono tra le componenti più efficienti di tutta la pubblica amministrazione italiana». C'è un però, ricorda Siciliotti: «Si tratta di una situazione che al momento non è controbilanciata da altrettanti mezzi per rendere efficiente la giustizia tributaria a cui i contribuenti possano appellarsi. Come riconosciuto dallo stesso ministro Tremonti in una situazione di questo tipo l'efficienza viene percepita dai cittadini come ferocia».

Un sistema, quello delle agenzie, proiettato su un orizzonte molto più ampio di quello esclusivamente fiscale. Si pensi al ruolo cruciale giocato in molti settori della vita economica nazionale dall'agenzia delle Dogane. Oppure alla sfida del federalismo che vede nell'agenzia del Demanio e in quella del Territorio due attori di prima importanza.

Anche il linguaggio delle agenzie è molto differente rispetto a qualche anno fa. Basta pensare alla centralità dell'analisi del rischio nei controlli effettuati dall'agenzia delle Entrate (ampiamente sottolineata nella circolare diramata mercoledì) e da quella delle Dogane. Un'analisi di rischio collegata innanzitutto all'ampiezza dei dati a disposizione dell'amministrazione finanziaria, che può effettuare una molteplicità di incroci, con possibilità di individuare posizioni a rishio con maggiore efficacia nel passato.

Non a caso le Agenzie vantano un'alta percentuale di adesione dei contribuenti accertati alle richieste dell'amministrazione finanziaria. Proprio questo aspetto può mostrare il "lato oscuro della forza" del fisco.
Secondo molti professionisti spesso l'adesione è infatti il modo per evitare sanzioni che altrimenti sono eccessive e aggravate da interessi che, come ha rilevato lo stesso ministro Tremonti, rischiano di essere ulteriori sanzioni.

Se oggi i vari "tentacoli" dell'amministrazione finanziaria dialogano tra loro con una intensità non immaginabile prima delle Agenzie (nonostante prima tutto stesse all'interno dello stesso contenitore "ministero delle Finanze"), il sistema non ha una governance unitaria e il dipartimento delle Finanze rischia di essere un soggetto tra i tanti più che una cabina di regia.

Inoltre a fronte dalle aperture dei vertici delle Agenzie su alcune istanze dei contribuenti, spesso gli uffici territoriali si comportano diversamente, come rilevano i professionisti.
Della situazione ha preso atto lo stesso direttore delle Entrate, Attilio Befera, con due recenti lettere per dettare le regole di correttezza nei rapporti con i contribuenti.

In ogni caso, i sindacati del personale delle Agenzie rivendicano i successi del modello. Un comunicato siglato ieri da Paolo Bonomo (Cisl Fp), Roberto Cefalo (Uil Pa) e Sebastiano Callipo (Confsal-Salfi) sottolinea che il modello organizzativo potrà ancora migliorare con la rivisitazione e il rafforzamento delle convenzioni e «attraverso un giusto riconoscimento della qualità del lavoro, in termini di immagine, professionali ed economici». In concreto, i sindacati sollecitano a colmare i ritardi nel pagamento delle retribuzioni accessorie.

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