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Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2011 alle ore 17:28.
Maggiori tutele per i cittadini a passeggio per le strade dissestate del Belpaese. Il passante che inciampando in un buca non visibile perché coperta dall'acqua piovana riporta delle lesioni, ha diritto al risarcimento del danno. Anche se sovente al termine di una lunga trafila giudiziaria.
Lo ha stabilito la Corte di cassazione con la sentenza n. 11430 di oggi (si legga il testo integrale su Guida al diritto), dando ragione a una turista, in vacanza a Milano Marittima, che dopo due rifiuti, in primo grado e in appello, ha avuto la tenacia di arrivare fino alla Suprema Corte per far valere le proprie ragioni.
La tenacia della turista
Così, con una pronuncia che sembra una lezione di buon senso, i giudici di Piazza Cavour hanno bocciato come "illogica" la motivazione della Corte di Appello di Bologna. I giudici, infatti, dopo aver riconosciuto che «la presenza di una buca sul fondo stradale giustifica l'addebito di responsabilità al comune per difetto di manutenzione», l'avevano poi esclusa, con riguardo al caso specifico, ritenendo che il riempimento della buca a opera della pioggia costituisse «un evento estemporaneo, nei confronti del quale il comune non ha avuto la possibilità di intervenire tempestivamente». Secondo i giudici della Corte territoriale, dunque, la «circostanza che la buca fosse ricoperta dall'acqua» rientrava nel novero delle ipotesi di "caso fortuito", al punto da interrompere il nesso causale ai fini della riconducibilità della responsabilità al comune.
La pioggia non è un evento "imprevedibile"
Di tutt'altro avviso i giudici della Cassazione. L'errore della sentenza impugnata, infatti, secondo la Suprema corte, è stato quello di aver considerato «come causa idonea ad esimere l'ente pubblico da responsabilità una circostanza di fatto che ha invece aggravato gli effetti del vizio di manutenzione». Insomma, la Corte di Appello «ha confuso un evento normale e largamente prevedibile», come la pioggia - che ha «contribuito a causare il danno (nascondendo le asperità del suolo, le ha rese ancora più insidiose) con una causa di interruzione del nesso causale» quasi che «si trattasse di evento esterno e non controllabile, di per sé solo sufficiente a produrre il danno».
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