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Questo articolo è stato pubblicato il 26 maggio 2011 alle ore 10:57.

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Diritto e cultura / Sono boutique gli studi che operano nel mondo dell'arte (Una scena dal film"La tigre e la neve")Diritto e cultura / Sono boutique gli studi che operano nel mondo dell'arte (Una scena dal film"La tigre e la neve")

Pochi studi boutique altamente specializzati che puntano a sviluppare una relazione diretta con il cliente, più personale che in altri settori. Il mercato legale del mondo della cultura, definizione che racchiude i diversi universi dell'industria del cinema, arte e musica, é una nicchia in cui operano studi specializzati che lavorano sulla negoziazione dei contratti in tutte le fasi delle opere, tra cui sviluppo, produzione e commercializzazione, nella ricerca, gestione e coordinamento delle varie fonti di finanziamento e sulla disciplina degli incentivi pubblici nazionali e internazionali, con particolare attenzione in particolare per il settore cinematografico e audiovisivo, ai recenti incentivi fiscali a favore di produttori e investitori esterni.

«Oltre che sulla gestione dei rapporti con i partner nazionali ed esteri, quindi co-produttori, distributori, finanziatori, licenziatari e sponsor», aggiunge Lamberto Lambertini, dello studio specializzato Lambertini & Associati, che spiega che spesso i clienti richiedono un'assistenza ad ampio spettro, che riguarda tutti gli aspetti citati.

«Le novità normative e i minori finanziamenti pubblici al settore stanno facendo emergere una serie di esigenze di servizi legali collegati al finanziamento del settore del cinema. Interessante è notare che in Lussemburgo già dal 2007 esistono particolari fondi di investimento specializzati, i SIF, che a differenza dei fondi tradizionali che investono in strumenti finanziari, permettono di investire direttamente anche in beni materiali o immateriali quali metalli preziosi, vino, auto d'epoca, opere d'arte e opere cinematografiche. Anche da noi andrebbero pensati strumenti che permettano di professionalizzare l'investimento in questi settori», interviene Nicola Grigoletto dello stesso studio.

Gli avvocati spiegano che l'evoluzione del mercato culturale in senso globale e il processo di digitalizzazione hanno favorito l'internazionalizzazione delle attività e aumentato la concorrenza, rendendo necessaria l‘adozione di strutture legali e finanziarie sempre più complesse.

«Questo processo è stato particolarmente evidente nel settore del cinema, e in generale dell'audiovisivo quindi documentari e format televisivi, in quanto la forte contrazione dei finanziamenti pubblici ha aumentato la concorrenza e imposto una sempre maggiore apertura verso l'estero, sia per reperire risorse, sia per avere ulteriori sbocchi per lo sfruttamento del film. In ambito cinematografico, la tradizionale figura del produttore "tutto fare" è tramontata, a favore di una maggiore professionalità e consapevolezza delle implicazioni industriali, finanziarie e legali dell'attività di produzione e sfruttamento dell'opera», spiega ancora Grigoletto.

Lambertini commenta che le riduzioni dei finanziamenti pubblici e la parallela attivazione del "tax credit", con benefici fiscali per chi investe in cinema o in arte hanno spinto gli operatori a individuare nuove modalità per il finanziamento delle produzioni.
«Questo ha spinto i settori dell'arte e del cinema ad accelerare processi di managerializzazione delle produzioni e la novità ha attratto su questo settore l'interesse di operatori bancari, finanziari e private equity».
Un esempio é il fondo di garanzia costituito recentemente da Finpiemonte per il finanziamento di produzioni cinematografiche. Il fondo avrà una dotazione iniziale di 250mila euro e la somma delle garanzie concesse dal fondo potrà arrivare fino a 8 volte la cifra.

Lo studio legale Bellettini Lazzareschi Mustilli é un'altra delle strutture attive in questo settore. Lo studio ha per esempio contribuito a portare nelle sale cinematografiche "La tigre e la neve" di Roberto Benigni, "I Viceré" di Roberto Faenza e sta attualmente seguendo la lavorazione di "All you need is love" di Susanne Bier.

«Nel settore cinematografico e audiovisivo la richiesta di assistenza specializzata è diventata ormai comune in tutte le produzioni, anche quelle più piccole, solitamente più restie a coinvolgere consulenti legali», spiegano Simona Bellettini e Alessio Lazzareschi, che aggiungono che anche nel settore museale e in quello artistico il ruolo del consulente legale si sta consolidando.

«L'intervento legale è fondamentale sin da subito, soprattutto per evitare che si creino problemi non risolvibili successivamente se non con grande difficoltà. Il consulente legale è attivamente presente lungo tutta la "catena dei diritti" a partire dalla fase di acquisizione dei diritti, che nei film include anche i diritti sulle musiche e sulle eventuali opere letterarie sottostanti, sino alla progettazione della struttura finanziaria, produttiva e di commercializzazione dei progetti», spiegano i legali.

Per quanto riguarda la durata dell'assistenza legale su un determinato progetto, Bellettini e Lazzareschi spiegano che un film è il risultato di un'attività che nasce e si esaurisce in un tempo di due o tre anni che per le altre attività imprenditoriali coincide più o meno con la fase di start-up.
Concludono: «Si tratta di tante "imprese-lampo", ognuna delle quali ha, anche nei risultati economici, una sua unicità che la rende nuova rispetto a tutte le altre che l'hanno preceduta e la seguiranno. Questo aspetto rende affascinante ma problematica la gestione delle produzioni anche sotto il profilo giuridico. Chi lavora nel cinema, anche come consulente legale, deve necessariamente amarlo».

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