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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2011 alle ore 08:23.
L'ultima modifica è del 09 giugno 2011 alle ore 07:31.

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Per un centesimo di debito la sanzione sale a 313 euroPer un centesimo di debito la sanzione sale a 313 euro

Pagherete caro, pagherete tutto. E anche qualcosina in più. È così che quel centesimo dovuto al fisco è diventato la rispettabile sommetta di 268 euro. Certo, perché l'evasore, una volta sgominato, dovrà pur rimborsare all'Erario le energie profuse nell'individuazione dell'illecito.

L'avviso di Equitalia (che esiste davvero ed è stato notificato di recente a uno sconcertato contribuente per un debito Irpef di 1 centesimo) reca infatti l'importo di 268,83 euro come «compenso di riscossione coattiva». Ma per fortuna Equitalia non ha i problemi informatici che affliggono le Poste e, dato che il fisco ci vede benissimo, ecco che si sono aggiunti e i compensi di riscossione per altre tre imposte. Più, come è giusto, notifica e spese di fermo amministrativo. Ad arrivare a 313,59 euro è un attimo. E giustizia è fatta.

L'importo non si riferisce al centesimo di debito residuo, dicono da Equitalia. Si tratta di spese e compensi di riscossione relativi al debito originario del contribuente ben più consistente (oltre 6mila euro). Tale debito, però, era stato in gran parte annullato (con sgravio) dall'ente creditore (l'agenzia delle Entrate) e per la quota restante il contribuente aveva correttamente versato il dovuto allo sportello.

Ma qui è scattato il fattore umano: «Quest'ultima operazione ha determinato per nostro errore un residuo di un centesimo - spiegano a Equitalia - e nel sollecito purtroppo è rimasta la cifra originaria dei compensi. È evidente che un errore di questo genere, per una società che invia milioni di documenti all'anno, non può essere considerato la regola ma rappresenta pur sempre un'eccezione. Ci scusiamo con il contribuente per il disguido e per i disagi arrecati rassicurandolo di aver provveduto a regolarizzare la situazione». La situazione, quindi, si risolverà. Un banale errore, come spesso accade, è all'origine di queste vicende che però, se trascurate dal contribuente, finiscono con l'assumere le dimensioni kafkiane delle ganasce fiscali. Infatti, anche in questo caso, la Renault Mégane del contribuente era già sotto tiro, come minacciava l'avviso di Equitalia.

«Cogliamo comunque l'occasione - dicono a Equitalia - per invitare i cittadini che dovessero riscontrare anomalie negli avvisi e nelle cartelle di Equitalia di utilizzare i nostri punti di contatto (sportelli, call center, sito internet, eccetera) per ricevere le informazioni e l'assistenza dovuta».

Forse è il caso di ricordare che non sempre i rapporti con gli sportelli, per risolvere errori o chiarire situazioni come queste, si rivelano proficui e umanamente soddisfacenti. E che rivolgersi a un giornale può essere più efficace di un ricorso per far cessare comportamenti vessatori o indifferenti alle sorti del contribuenti. Agenzia delle Entrate ed Equitalia hanno sempre collaborato attivamente per eliminare le distorsioni segnalate. Ma la vita non sarebbe migliore se i problemi si risolvessero a monte?

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