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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2011 alle ore 08:05.

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Se i Comuni sognano di essere VeneziaSe i Comuni sognano di essere Venezia

Inspiegabilmente, i turisti affollano Venezia ma snobbano San Polo di Piave, 5mila abitanti sopra Treviso, sciamano per Padova ma raramente fanno una puntata a Noventa Vicentina, riempiono Cortina ma di Malo, paese natale di Luigi Meneghello, quasi sempre si disinteressano. «Sperequazioni» evidenti, che proprio non vanno giù all'assessore regionale al Turismo, il leghista Marino Finozzi.

Da qui l'idea: classificare come «turistici» tutti i Comuni veneti, quelli che ospitano il Ponte di Rialto come quelli che al massimo vantano la chiesa parrocchiale. La trovata non nasce solo per rendere uguale per legge ciò che per storia, cultura e natura non può esserlo. L'obiettivo è un altro: da ieri il decreto sul federalismo municipale permette di introdurre la tassa di soggiorno, ma la riserva ai Comuni capoluogo e, appunto, a quelli definiti «turistici» dalle regole regionali. Un regolamento governativo avrebbe dovuto disciplinare la materia, ma nessuno l'ha scritto e ogni Comune può fare come vuole, entro il tetto di 5 euro a notte fissato dalla legge.

A Finozzi, nonostante la tessera del Carroccio, la nuova tassa non è mai piaciuta, e la sua proposta nasce per evitare il rischio-caos. L'accoglienza degli operatori economici, da sempre contro la tassa, non è però delle più entusiaste: «Non se ne può più», commenta Danilo De Nardi, segretario regionale di Confcommercio, che visto l'andazzo teme che a breve Venezia sia classificata come «Comune rurale».

gianni.trovati@ilsole24ore.com

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